Il dati più recenti, in vista dell’apertura della Buchmesse di Francoforte, ci dicono che è ancora in calo, come nel 2024, il mercato dei libri. Narrativa e saggistica registrano una flessione del 2 per cento nei primi nove mesi dell’anno (il 2,7 per cento in meno di copie vendute). Il presidente dell’Associazione editori, Innocenzo Cipolletta, attribuisce il calo alla mancanza di misure pubbliche di sostegno

Nei giorni scorsi il Post ha ripreso un servizio del Times in cui il giornalista James Marriott espone una teoria che circola in area anglosassone: secondo questa teoria, la diffusione di internet e dei social, con i suoi contenuti veloci, va producendo una post-literate society, cioè una società post-alfabetizzata incapace di leggere testi lunghi e abituata soprattutto a guardare e ad ascoltare. Dunque si andrebbe verso il declino di quella lettura profonda e complessa che abbiamo imparato a coltivare in epoca moderna. 



















































La scienziata Maryanne Wolf ha scritto libri molto interessanti sull’argomento della lettura, dimostrando come il cervello si adatta agli strumenti digitali guadagnando capacità di recepire rapidamente e di rispondere d’impulso (di pancia) agli stimoli. Si parla di una alterazione radicale delle connessioni neuronali che finisce però per sacrificare tratti umani che consideravamo fondamentali come il pensiero critico, l’immaginazione creativa, la capacità di identificarci nelle emozioni altrui e di cogliere le sfumature. Sono questi i valori che vengono favoriti dalla lettura e che hanno conseguenze decisive sulle nostre motivazioni civili e politiche. La cosa sorprendente, secondo Wolf, è che un atto privato e intimo come la lettura riesca ad avere effetti clamorosi sulla vita democratica. Non si esclude che i governanti oggi lo sappiano bene e che per questo non manifestino alcun interesse (che sarebbe autolesionista) nel promuovere una politica della lettura. (Salvo propinarci i loro libri, fondamentali).
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10 ottobre 2025