di
Maria Giovanna Faiella
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità sono la prima causa di dolore e disabilità in Europa. In Italia ne soffrono circa 6 milioni di persone. Perché non vanno sottovalutate. Cosa sapere
Non riuscire ad alzarsi dal letto la mattina, a stare troppo in piedi o troppo seduti durante la giornata; fare fatica ad allacciarsi le scarpe e abbottonare la camicia, persino a lavorare; convivere col dolore. È spesso un percorso a ostacoli per i circa 6 milioni di italiani che soffrono di una delle oltre 150 malattie reumatologiche note, diverse tra loro: dalle più severe alle meno gravi, ciascuna con propri sintomi e caratteristiche, che possono colpire tutti, anche i bambini. Si va dalle più conosciute e frequenti quali artrosi, osteoporosi, artrite reumatoide, fibromialgia, alle più rare e spesso gravi, come Sclerosi sistemica (o sclerodermia), lupus eritematoso, Sindrome di Sjögren.
Accendere i riflettori sul vissuto di sofferenza delle persone colpite e far aumentare il livello di conoscenza e consapevolezza dei cittadini anche per favorire la diagnosi precoce sono tra gli obiettivi della giornata mondiale delle malattie reumatologiche, che ricorre il 12 ottobre.
Prima causa di dolore e disabilità
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità le malattie reumatologiche sono la prima causa di dolore e disabilità in Europa. Eppure, spesso sono ancora sottovalutate e, come spiega il dottor Andrea Doria, presidente della Società italiana di reumatologia (SIR): «Nell’immaginario collettivo sono ancora molte le false credenze che le circondano: prima fra tutte, quella secondo cui interesserebbero solo pazienti anziani. In realtà possono colpire anche persone giovani-adulte, nel pieno della loro vita attiva, donne in età riproduttiva, bambini. Altro falso mito è che sarebbero “ineluttabili”. Sebbene la componente genetica rivesta un ruolo importante in molte malattie reumatologiche, – prosegue Doria – è possibile cercare di prevenirle, ma gran parte della popolazione non lo sa e non è consapevole del fatto che alcuni semplici comportamenti, come non fumare, avere una sana alimentazione, fare esercizio fisico, tenere sotto controllo il peso e proteggersi dalle infezioni con i vaccini, possono ridurre il rischio di sviluppare le malattie reumatologiche o ritardarne la comparsa, soprattutto se in famiglia c’è già qualcuno che ne soffre. I familiari dei pazienti, infatti, hanno un rischio aumentato del 10% di ammalarsi».
Malattie che colpiscono anche i giovani
Le malattie reumatologiche sono diverse tra loro in termini di fattori di rischio, meccanismi che le provocano, fasce di popolazione colpite (anziani/giovani/bambini, donne/uomini), sintomi, cure e complicanze.
Si distinguono in:
– malattie degenerative come artrosi, legate al fisiologico invecchiamento; – malattie infiammatorie come artriti (reumatoide, psoriasica ecc) e spondiloartriti, causate dall’infiammazione cronica che coinvolge soprattutto le articolazioni (ma non solo);
– malattie autoimmuni sistemiche (cioè che interessano diversi organi anche vitali) come le connettiviti : se in condizioni normali, gli anticorpi hanno il compito di difendere il nostro organismo da fattori esterni come i patogeni, in questo caso essendo il sistema immunitario alterato, attaccano erroneamente il proprio organismo»;
– malattie metaboliche, come la gotta, causate da alteriazioni del metabolismo di alcune sostanze che si accumulano in modo inopportuno ed eccessivo provocando danni.
Diagnosi (ancora in ritardo)
Quando non è possibile prevenire le malattie reumatologiche, è fondamentale la loro diagnosi precoce, che ancora troppo spesso arriva in ritardo, come dice Gian Domenico Sebastiani, past president Società Italiana di Reumatologia (SIR): «In media sono necessari sette anni per scoprire di soffrire di artrite psoriasica, cinque per la spondilite anchilosante, tre per la sclerosi sistemica e due per l’artrite. Se non diagnosticate e trattate precocemente, queste malattie possono portare a danni irreversibili, con conseguenti costi sanitari (trattamenti farmacologici, ricoveri ospedalieri e riabilitazione) e sociali (giorni lavorativi persi, riduzione del reddito, necessità di sussidi di disoccupazione e invalidità). Solo l’artrite reumatoide in Italia ha un costo complessivo annuo di oltre 2 miliardi di euro».
Da qui l’importanza di non sottovalutare i sintomi.
Sintomi
Tra i campanelli d’allarme da non sottovalutare, che possono essere spia di malattie reumatologiche, eccone alcuni:
– dolore di notte e/o a riposo associato a gonfiore a carico delle articolazioni periferiche e/o rigidità articolare al risveglio;
– stanchezza cronica persistente;
– dolori articolari e muscolari persistenti;
– dita delle mani fredde che cambiano colore diventando bianche, poi a volte bluastre, infine rosse (fenomeno di Raynaud) quando ci si espone a repentini cambiamenti di temperatura;
– sensazione di occhio secco o bocca secca.
In presenza di uno o più sintomi è bene parlarne col proprio medico di famiglia che, in caso di sospetto, prescriverà esami diagnostici e/o una visita reumatologica.
Terapie (oggi è possibile la remissione)
Se la diagnosi è confermata, il paziente va preso in carico dal reumatologo e comincia subito le terapie indicate per la propria patologia, anche per evitare il progredire della malattia, quindi gravi disabilità e danni irreversibili anche a organi vitali (per le malattie sistemiche).
Oggi, grazie ai progressi della ricerca, esistono trattamenti in grado di tenere sotto controllo molte malattie reumatologiche, fino alla remissione.
Spiega Roberto Caporali, presidente eletto SIR: «Negli ultimi 15 anni l’armamentario farmacologico per le malattie reumatologiche si è arricchito moltissimo, grazie a una conoscenza più approfondita dei meccanismi che stanno alla loro base. Oggi la nuova frontiera si chiama “medicina personalizzata” e consiste nel provare a definire il farmaco giusto, per il paziente giusto, al momento giusto. Attraverso indagini precise, l’analisi dei biomarcatori e quella dei tessuti, – prosegue Caporali – possiamo cercare di trovare il farmaco migliore per ogni singolo paziente, riducendo il più possibile la quota di coloro che non rispondono alla terapia. È un approccio già utilizzato in altre aree terapeutiche che sta iniziando a essere percorribile anche in reumatologia».
Da qui l’appello della Società italiana di reumatologia alle Istituzioni per «un’azione concreta nel contrasto a quest’emergenza sanitaria. Tra le priorità più rilevanti: campagne di prevenzione e informazione sui sintomi e sui corretti stili di vita; diagnosi precoce e accesso equo alle terapie innovative nei LEA- Livelli essenziali di assistenza; potenziamento della telemedicina e di un approccio multidisciplinare nella gestione dei pazienti; maggiore formazione dei medici e dei farmacisti, per intercettare i casi sin dai primi segnali e migliorare l’aderenza ai trattamenti».
Il progetto di ricerca di APMARR e CREA Sanità
In occasione della Giornata mondiale, l’Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare (APMARR) e CREA Sanità (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) promuovono il progetto di ricerca «Patologie reumatologiche in Italia: epidemiologia ed equità di accesso alle cure», che sarà presentato a Roma il 16 ottobre.
Tra gli obiettivi del progetto, che si avvarrà del contributo di un board scientifico multidisciplinare, composto da rappresentanti delle società scientifiche e delle associazioni di pazienti: colmare l’attuale gap informativo su prevalenza e incidenza di alcune patologie reumatologiche come spondiloartriti, lupus, nefrite lupica; raccogliere dati specifici sulle spese private sostenute dai pazienti e sulla qualità della vita di chi convive con queste patologie; monitoraggio costante delle liste d’attesa per alcune delle prestazioni specialistiche reumatologiche fruite dai cittadini nel pubblico e/o nel privato.
«Le liste d’attesa rappresentano uno dei problemi più urgenti del nostro Servizio Sanitario nazionale, con un impatto significativo sulla salute dei cittadini, sull’accesso equo alle cure e sulla percezione di efficienza del sistema sanitario pubblico – sottolinea Antonella Celano, presidente di APMARR –. Nelle patologie reumatologiche è importante riuscire ad arrivare a una diagnosi precoce e, per questo, è necessario che le liste di attesa siano abbattute, altrimenti le persone non riusciranno mai ad avere una diagnosi precoce né tantomeno delle cure appropriate». Inoltre, va garantita «l’equità di accesso a tutti i pazienti» conclude Celano.
11 ottobre 2025
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