L’ex campionessa Slam dialoga con la cantante il cui nuovo brano si chiama, non a caso, “Match point”

Dal nostro inviato Francesco Rizzo

11 ottobre 2025 (modifica alle 20:24) – TRENTO

Una ex tennista con quattro ori nella Fed Cup e 11 titoli vinti in bacheca e una ex tennista con un Sanremo (nel 2025) e un album alle spalle, “Met Gala”, appena uscito (e con un brano, “Match point”, che usa il tennis come metafora). Flavia Pennetta e Sarah Toscano, insieme sul palco della Filarmonica di Trento per il Festival dello Sport, dialogano della loro comune passione. Con legami anche familiari, come l’amore per il gioco da entrambe ereditato in famiglia. Vedi la nonna di Flavia, che la seguiva nei tornei litigando pure con i bodyguard (“lei non sa chi sono io”). E Sarah? “Gioco ancora proprio quando torno a casa, a Vigevano, dove i miei sono tennisti e mi hanno trasmesso la passione già a 4 anni. Mio padre è uno che sceglie i posti dove andare in vacanza in base ai campi dove allenarsi…”. Una sana mania che ha reso la voce di “Amarcord” “ una diavolessa che non vuole perdere mai”, anche se è Flavia a ricordarle che nella vita “sono più i punti persi di quelli messi a segno” e quindi occorre il giusto equilibrio. 

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Lo sport come scuola di vita, insomma, anche davanti alle difficoltà: la Pennetta ricorda di quando avrebbe voluto ritirarsi a 12 anni o quando gli infortuni l’hanno messa a sedere, “anche se non ho mai voluto abbandonare per un problema fisico. Le incertezze e le difficoltà sono, in realtà, qualcosa che accomuna gli sportivi”. E vale anche per la musica, ricorda Sarah: “Ci vuole tanto tempo per fare strada sul palco, io sono all’inizio e dallo sport ho preso determinazione e competizione con me stessa. E poi, un bravo cantante è un bravo atleta”. E così, si prepara un concerto anche sul tapis roulant. 

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Il problema è però la capacità di restare ad alto livello, “perché una settimana vincente può capitare a tutti, la sfida è non fermarsi – spiega Pennetta – Pur accettando che la perfezione non esiste. Importante è continuare ad allenarsi anche dopo le sconfitte brucianti, perché i treni possono ripassare ma devi farti trovare pronta”. E le delusioni “fanno crescere solo se pulisci la mente, se dai meno peso alle opinioni altrui, che possono fare molto male”. Del resto, come insegnava Djokovic, “se vinco è normale, se perdo è un disastro, quindi non ci penso”. Interessante, qui, la riflessione sul personaggio pubblico “che diventa merce”, ammette Sarah “perché sei sottoposta al giudizio di esperti, non esperti, social. Devi allora essere convinta di ciò che fai, non devi farti toccare dal parere altrui”. E trovare maestri che “ti tengono con i piedi per terra quando le cose vanno bene e tirano su se vanno male”.

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A proposito di “Match point”, cosa si prova nel momento decisivo? “Adrenalina e pressione ma l’importante è non tradire il piano tecnico della partita. Agli Us Open 2015 ho chiuso il match con un colpo che non mi veniva nemmeno in allenamento…”. Ma Flavia aveva già deciso di ritirarsi “malgrado la paura del futuro, soprattutto se hai fatto solo quello nella vita. La cosa più difficile è stata dirlo ai miei”. In fondo, ci sono gioie anche nel dopo: la Pennetta sarà tedofora di Milano Cortina. “Felice si siano ricordati di me. Non era scontato”.