Il gioco di Donald Trump con le tariffe non sembra volersi fermare e ieri le sue nuove minacce verso la Cina e la possibilità di cancellare il suo incontro con Xi Jinping, in un momento di relativa calma tra i due Stati, hanno fatto perdere quasi 900 punti al Dow Jones e hanno affossato gli altri indici a Wall Street (Nasdaq -3,5% e S&P 500 -2,7%, il calo maggiore da aprile) e sui mercati internazionali. Donald ha prima detto che l’incontro con Xi «non ha più senso», poi: «Non l’ho cancellato, potrei vederlo» ma «non so». E ha annunciato ulteriori dazi del 100% sui prodotti cinesi importati negli Stati Uniti per «contrastare finanziariamente» le nuove restrizioni all’export che Pechino – definita da Trump «ostile» – ha introdotto sulle terre rare. Lo ha fatto in serata su Truth, spiegando che «a partire dal primo novembre 2025 (o prima, a seconda di eventuali ulteriori azioni o cambiamenti intrapresi dalla Cina), gli Stati Uniti imporranno alla Cina una tariffa del 100%, in aggiunta a qualsiasi tariffa attualmente applicata. Sempre il primo novembre, imporremo controlli sulle esportazioni su qualsiasi software essenziale».

Le tariffe

Giovedì la Cina ha annunciato il blocco alle esportazioni di alcuni metalli rari fondamentali per il settore tecnologico americano, sostenendo che si trattasse di una questione legata alla sicurezza nazionale: il ministero cinese del Commercio ha pubblicato una nota ricordando che le aziende straniere dovranno ottenere una licenza per esportare prodotti che contengano più dello 0,1% di terre rare provenienti dalla Cina, oppure che siano stati realizzati utilizzando tecnologie cinesi di estrazione, raffinazione, produzione di magneti o riciclo. Una mossa che per Trump suona come un nuovo avvertimento a Washington e ai suoi alleati: Pechino intende difendere il controllo su uno dei materiali più strategici del secolo, essenziale per la transizione energetica, l’elettronica e l’intelligenza artificiale, in un momento in cui alcuni analisti sostengono inizi ad avere un margine di vantaggio sugli Stati Uniti in questi settori. 

Sempre ieri Trump ha detto, in un post sui social, «che non c’è più motivo di fare» l’incontro con il presidente cinese previsto tra due settimane al vertice dell’Asia-Pacific Economic Cooperation (Apec) in Corea del Sud e pianificato da mesi dopo gli scontri e le minacce di aprile di dazi del 130%. «Nessuno ha mai visto nulla di simile ma, in sostanza, questo intaserà i mercati e renderà la vita difficile a praticamente ogni Paese del mondo, soprattutto alla Cina», ha scritto nel post su Truth Social. 

Guerra commerciale

I mercati azionari sono scesi dopo l’annuncio, nel quale ha dichiarato che «non c’è alcun motivo per cui» quel Paese «debba essere autorizzato a tenere il mondo in ostaggio» con la sua politica sulle terre rare, riferendosi proprio alla Cina. Ma se da una parte i mercati sono scesi, le azioni di aziende che si occupano dell’estrazione e della lavorazione delle terre rare sono salite: i titoli di MP Materials sono balzati del 15%, mentre quelli di USA Rare Earth sono saliti del 19%. L’idea di Trump è quella di espandere le esplorazioni minerarie in Canada e di rendere gli Stati Uniti sempre più indipendenti dalla Cina in un settore che nei prossimi anni diventerà sempre più centrale sia per la supremazia militare che per quella tecnologica. In questo momento i due Paesi si trovano in una fase di equilibrio con tariffe molto più basse di quelle minacciate da Trump all’inizio dell’anno: tutte le importazioni nei due Paesi infatti sono sottoposte a dazi reciproci del 10% che nel caso degli Stati Uniti salgono al 30% a causa di altre tariffe presenti in precedenza. La decisione sulle terre rare si aggiunge a un’altra misura annunciata ieri: a partire dal 14 ottobre, la Cina inizierà ad applicare tariffe alle navi statunitensi che attraccheranno nei porti cinesi, una risposta diretta a Washington, che nello stesso giorno farà entrare in vigore nuovi costi per le imbarcazioni cinesi in arrivo negli Stati Uniti. Secondo il ministero cinese dei Trasporti, le tariffe americane «violano gravemente i principi del commercio internazionale» e «danneggiano in modo serio gli scambi marittimi tra Cina e Stati Uniti». 
 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il punto sui temi di attualità, ogni lunedì
Iscriviti e ricevi le notizie via email