La saltatrice in lungo e Gianni, padre allenatore, sul palco di Trento si confrontano: dalla delusione ai Mondiali in Giappone alla decisione di rinunciare al mental coach

dal nostro inviato Andrea Buongiovanni

11 ottobre 2025 (modifica alle 22:18) – TRENTO

Larissa e Gianni Iapichino, atleta e allenatore, figlia e padre. A confronto al Festival dello Sport di Trento, in una Sala della Regione gremita. È lei, con una certa emozione, a presentare lui sul palco: “Chiamo in scena il mio allenatore, un grande scienziato e, a tempo perso, mio padre: Giovanni Iapichino”.

consapevolezza—  

La chiacchierata che segue è rapida e brillante, seriosa e scanzonata al tempo stesso. Partire dalla recente delusione dei Mondiali di Tokyo è inevitabile. “In passato – dice Larissa – di fronte a certe gare andate male, ho avuto approcci immaturi. Come per esempio lo scorso anno dopo il quarto posto olimpico. Stavolta ho reagito meglio e, in fondo, i campioni si vedono anche da risposte così. Purtroppo, in Giappone, non è andata come avrei voluto e non posso tornare indietro nel tempo, ma l’esperienza in futuro mi tornerà utile. Il mio non è un atteggiamento arrendevole, tutt’altro. Però quell’eliminazione in qualificazione non cancella tutto quel che di bello ho fatto quest’anno, a partire dall’oro agli Europei indoor e al successo nella finale in Diamond League, mantenendo un livello medio molto alto. È giusto che un flop bruci, ma va accettato. Il passato non è sotto il nostro controllo. Il presente e il futuro in qualche modo sì”.

il futuro—  

Gianni, ex primatista italiano dell’asta, torna sulle critiche ricevute per le immagini che lo hanno ritratto durante quel giorno sfortunato. “Tra me e Larissa – spiega – il rapporto è spesso molto acceso, esuberante, focoso, soprattutto quando le cose non vanno bene. Siamo fatti così, è il nostro carattere. In quella circostanza, in realtà, non è successo nulla di particolare. Le qualificazioni del lungo di una grande rassegna sono peraltro tra gli scogli più duri da sormontare. E certi atleti devono superare determinate esperienze per rafforzarsi. Per Larissa ci saranno altre occasioni. Intanto rifletteremo su quel che non è andato. Dobbiamo capire e risolvere certe situazioni. Le nostre, peraltro, sono tutte scelte condivise. Questo inciampo, per esempio, ci ha fatto decidere di rinunciare, in futuro, alla collaborazione con un mental coach. Se ci si trova di fronte a una difficoltà, in pedana occorre saper reagire da soli, durante le gare, non ci sono supporti. Larissa, nello specifico, deve imparare a camminare sulle proprie gambe”.

il rapporto—  

“Mio padre è un mio collega, il mio capo – sorride Larissa -: è bello condividere con lui le emozioni che lo sport sa regalare. Quel che mi piace di lui, al di fuori dell’atletica, è che è camaleontico, ha mille interessi e tante passioni. Ama la musica, cantava, faceva spettacoli… Quel che invece non sopporto è il fatto che voglia sempre avere ragione. Anche io sono fatta così e quindi potete immaginare…”. La replica non si fa attendere: “C’è una sola cosa di lei che mi fa veramente arrabbiare: è il disordine, a livelli catastrofici!”.

il regalo—  

Per Larissa, a sorpresa, c’è un gradito regalo: una maglietta della Fiorentina, di cui è grande tifosa, autografata da tutti i giocatori della rosa, con stampato sul retro un 7.06, la misura del personale realizzato a fine maggio a Palermo. È accompagnata da un video messaggio di complimenti del centrocampista Jacopo Fazzini. Il resto sono battute e simpatiche punzecchiature. La nuova stagione è dietro l’angolo.