L’ex ct dell’Italia dal Festival dello Sport di Trento: «Ho ancora la speranza di fare un mondiale con l’Italia». Poi il ricordo di Vialli, Mihajlovic ed Eriksson
«Dopo l’esonero di Spalletti, ho sperato di poter tornare ad allenare la nazionale. Anche se sapevo che era impossibile». Al Festival dello Sport di Trento, Roberto Mancini non gioca per lo 0-0. L’ex commissario tecnico scardina il politicamente corretto calcistico, si racconta e lo fa con sincerità. A partire proprio dal suo rapporto con la nazionale, tormentato da calciatore ma coronato da un Europeo da allenatore. «È stata l’esperienza più importante che io abbia fatto, allenare la nazionale è il sogno di chiunque», afferma Mancini. Che poi aggiunge: «Ho ancora la speranza di fare un mondiale con l’Italia».
La carriera da giocatore e il rapporto con Vialli
Da giocatore venne convocato ad Italia ’90 ma non scese mai in campo. Da allenatore un gol del macedone Trajkovski gli negò il mondiale in Qatar. Una maledizione in una carriera da 27 trofei, iniziata da calciatore a Bologna dove divenne il sesto più giovane esordiente della storia della Serie A. Poi Genova, alla Sampdoria è diventato grande. «La Sampdoria è la mia squadra e un giorno ci tornerò: sì, è sicuro». Quindici anni, uno scudetto storico e l’incontro con 3 grandi da poco scomparsi: Sinisa Mihajlovic, Gianluca Vialli e Sven-Goran Eriksson. «Sono sempre con me in qualsiasi momento. Erano tre persone fortissime, sembravano immortali». Indimenticabile, in particolare, il legame con Vialli – morto a gennaio 2023 – con il quale Mancini ha vinto lo scudetto con la Sampdoria e l’Europeo. Rimpianti? «A volte pensi “sì, potevo essere più vicino in qualche situazione”», dice Mancini. «Tu gli sei stato molto vicino, possiamo confermarlo», la risposta dell’intervistatore, il giornalista Andrea Elefante. Di Eriksson, invece, fu anche vice alla Lazio, un’esperienza che descrive fondamentale per diventare l’allenatore che è oggi.
Zidane e Cristiano Ronaldo
«La grande capacità di Mancini è quella di saper capire prima degli altri un talento» racconta Gabriele Oriali intervenuto all’evento con una videochiamata. È qui che Mancini rivela un curioso episodio: «Quando giocavo nella Sampdoria consigliai alla società di acquistare un giovane talento francese: era Zinedine Zidane. Ed anche Cristiano Ronaldo lo vidi prima di tanti altri. Ho sempre avuto questo intuito, anche quando giocavo: riuscivo a capire in anticipo chi avrebbe fatto strada». Un fiuto che non ha mai perso, nemmeno da commissario tecnico. Zaniolo in nazionale senza nemmeno una presenza in Serie A, Retegui scovato in Argentina. Mancini parla poi del giovane Simone Pafundi, lanciato in nazionale a 16 anni ed oggi in Serie B: «La situazione di Pafundi è un mistero, nelle nazionali giovanili fa sempre bene ma non gioca in Serie A».
11 ottobre 2025 ( modifica il 11 ottobre 2025 | 17:14)
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