La Corea del Nord ha tenuto la parata militare notturna su Piazza Kim Il-sung di Pyongyang per celebrare gli 80 anni della fondazione del Partito dei Lavoratori. Lo riportano i media di Seul, ricordando che si tratta del primo evento del suo genere in due anni, dopo la parata paramilitare di settembre del 2023 tenuta in occasione del 75mo anniversario della fondazione del regime. Gli analisti militari hanno avanzato l’ipotesi che Pyongyang possa aver presentato su Piazza Kim Il-sung il missile balistico intercontinentale Hwasong-20 di nuova generazione e in fase di sviluppo o che possa effettuarne un lancio di prova intorno alla data dell’anniversario come prova di forza «verso le forze ostili».

La linea dura di Pyongyang

Kim Jong-un ribadisce la linea dura: il programma nucleare rimane la “massima priorità”, da rafforzare e modernizzare costantemente per garantire al regime uno “scudo” affidabile contro minacce esterne. Due messaggi speculari che fotografano un equilibrio sempre più instabile: da un lato la Corea del Nord accelera sullo sviluppo di missili a lungo raggio, dall’altro gli Stati Uniti e i loro alleati osservano con crescente preoccupazione l’evoluzione di una capacità che potrebbe cambiare gli equilibri strategici nel Pacifico e oltre.

Cosa dicono i dati tecnici

Negli ultimi anni Pyongyang ha testato diversi missili di nuova generazione:

  1. Hwasong-15 (gittata stimata 13.000 km), già teoricamente in grado di colpire la costa occidentale e parte di quella orientale Usa.
  2. Hwasong-17 e Hwasong-18, a propellente solido, più rapidi da lanciare e difficili da intercettare, con un raggio massimo stimato di 15.000 km. Questo significa che, almeno in teoria, qualsiasi città degli Stati Uniti continentali rientrerebbe nella portata.

La grande incognita resta la tecnologia di rientro, che deve garantire alla testata nucleare di resistere alle altissime temperature e pressioni del rientro atmosferico a velocità intercontinentale. Seul avverte che questo “ultimo nodo” potrebbe essere risolto presto.

Quali città americane sarebbero minacciate

Seattle, San Francisco e Los Angeles: pienamente nel raggio dei missili testati dal 2017 in poi.

Denver e Chicago: entro la portata delle versioni più avanzate.

New York e Washington DC: raggiungibili con le stime di massima gittata degli Hwasong-17/18.

Miami: al limite superiore, ma teoricamente vulnerabile in uno scenario ottimale.

Hawaii e Alaska: già oggi nettamente esposti, anche ai missili di generazione precedente.

Un arsenale in espansione

Secondo Seul, la Corea del Nord sarebbe in grado di produrre materiale fissile sufficiente a 15-20 nuove testate nucleari ogni anno, alimentando una crescita costante dell’arsenale. Kim Jong-un ha escluso qualunque rinuncia all’armamento strategico, definendolo garanzia di sopravvivenza del regime.

Le implicazioni geopolitiche. Per Washington, la prospettiva di un deterrente nucleare nordcoreano capace di minacciare non solo la West Coast ma l’intero continente rappresenta una sfida diretta alla credibilità della deterrenza estesa americana in Asia. Per Seul e Tokyo, significa vivere con un vicino armato in grado di colpire non solo il proprio territorio ma anche le grandi metropoli statunitensi, complicando i calcoli strategici dell’alleanza. Per Pyongyang, è un modo per ottenere leve negoziali: mostrare la capacità di minacciare direttamente gli Stati Uniti continentali rafforza la posizione al tavolo dei colloqui, senza dover rinunciare all’arsenale già acquisito.


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