Il premio all’Olimpico

Quattrocento candidati al premio Dedalo Minosse, 70 selezionati e 25 progetti premiati per la committenza che ha un ruolo decisivo. Mostra in Basilica da oggi, 12 ottobre

«Il committente non è un attore marginale, ma l’istigatore necessario della cultura architettonica». Così Carlo Ratti, docente e curatore della Biennale Architettura 2025, parla da giurato del Premio Dedalo Minosse che giunto alla XII edizione rivela una energia sorprendente. L’edizione 2022 sembrava aver sofferto degli esiti della pandemia con prudenze inaspettate dell’architettura di solito sfidante. Qualcosa è successo, il mondo è ripartito – nonostante gli scenari di guerra – e l’ottimismo attraversa i progetti al pari di una tensione ambientale ormai costante.

Quattrocento candidati e 25 premiati

Sono stati 400 i candidati, 70 i progetti selezionati e 25 i premiati ieri sera al Teatro Olimpico, dove si è concentrato il meglio dell’architettura mondiale in tema di committenza: sul palco si parlavano almeno cinque lingue, i premiati sono arrivati dal Giappone, dalla Colombia, dal Ghana, dall’Arabia Saudita, dagli Stati Uniti, oltre che da varie località italiane. Il Dedalo Minosse fin dal 1997 è infatti l’unico premio al mondo che premia persone, società, enti pubblici e privati che investono in progetti originali dell’abitare o in interventi urbani o sul paesaggio. Lo studio Gabbiani è l’anima del premio con una giuria internazionale quest’anno presieduta dall’imprenditrice Veronica Marzotto («da profana ho gustato la relazione profonda tra committente e progettista»). L’architetto Marcella Gabbiani, che il premio lo dirige, osserva quest’anno una maggiore presenza «di giovani, di studi femminili, di soluzioni che premiano materiali semplici e locali, di una abitudine acquisita alla sostenibilità e al for all».

Cosa si può vedere in Basilica Palladiana

Cosa si vede allora in Basilica Palladiana (fino al 2 novembre, oggi c’è un workshop tra architetti) dove i progetti selezionati sono esposti? Cose del tipo un ex pozzo a Stara Fuzina, Slovenia, diventato abbeveratoio di design per bovini; oppure la ricostruzione della cittadella terremotata di Agadir, Marocco, dove d’intesa con i familiari di chi era morto sotto le macerie, si è realizzata un parco soprelevato che ripercorre gli antichi vicoli. Ma ci sono anche la Filarmonica di Monaco realizzata sventrando l’ex centrale elettrica; il museo Daf sull’arte digitale a Riyadh, progetto dallo studio Schiattarella usando una pietra trattata con sostante anti usura dalla sabbia; e l’ecoparco di Barranquilla in Colombia, un’oasi di camminamenti lignei a ridosso della città. C’è anche una casa stilosa ed economica: con 200 mila euro una coppia partendo dalle rovine di un garage s’è costruita una sobria abitazione nel bosco comasco.