di
Cesare Giuzzi

Ecco come i vecchi e nuovi protagonisti del delitto di Chiara Poggi stanno affrontando la nuova indagine. L’ultimo colpo di scena? L’inchiesta per corruzione sull’ex pm

Se non ci fosse la terribile morte di una ragazza, e magari la possibilità che un innocente sia in carcere da dieci anni, questa storia somiglierebbe a una telenovela degli anni ‘80 dove i protagonisti sono sempre gli stessi ma i ruoli si scambiano di continuo. Colpevoli che diventano vittime, testimoni che si trasformano in complici, accusatori in accusati. Il giallo di Garlasco monopolizza i palinsesti dall’11 marzo, quando è esplosa la notizia della riapertura dell’indagine sul delitto di Chiara Poggi. Avvocati ospiti dei salotti tv dalla mattina alla notte, consulenti di parte che discutono di aplotipi e ninidrina in prima serata, indagati che rispondono ai conduttori ma scappano dagli inquirenti. E poi criminologi improvvisati su TikTok, giornalisti e opinionisti depositari di presunte verità e un’infinità di dibatti sui social passando dall’ormai famosa impronta «33» ai presunti giri di pedofilia al santuario della Bozzola. E poi il carico finale — sempre che sia finita qui — con l’esplosione del caso dell’ex procuratore di Pavia Mario Venditti («Sono accuse false e offensive per la mia carriera) e il sospetto di un’indagine comprata e venduta per coprire un assassino.

Proprio come nelle soap non è facile tenere il filo della trama. Anche perché i piani si mischiano di continuo passando dal 2007 al 2017, dalle sentenze di cassazione agli interrogatori di una settimana fa. L’ultimo corto circuito, quello che ha travolto l’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, porta la firma del velenosissimo Fabrizio Corona. Qualche bicchiere di troppo, la pantomina di «Gerry la rana», e le parole in libertà arrivando a confermare che l’inchiesta soft del 2017 sia stata davvero frutto di una combine a tavolino. 



















































Forse era davvero ubriaco, o forse è l’ennesimo show di un legale che alla Mourinho ha sempre saputo attirare su di sé le luci dei riflettori per proteggere il suo assistito. In apertura d’indagine la storia della «macchinazione» ordita dai legali di Stasi (che gli è valsa una querela per diffamazione), poi la incredibile teoria del sicario che ha ucciso Chiara Poggi protetto da Vaticano, massoneria e criminali internazionali. Perfino l’imperturbabile e mai apparso in tv procuratore Fabio Napoleone alla fine ha perso la pazienza con un comunicato diretto proprio alle menzogne di Lovati.

Ma c’è stato un tempo in cui sulla graticola c’era Angela Taccia, l’avvocata-amica di Sempio. Lei ex fidanzata dell’oggi frate Alessandro Biasibetti, ex ragazza di Garlasco diventata celebre per quell’emoticon della tigre dopo lo sfottò ai pm pavesi in occasione del mancato interrogatorio di Sempio il 20 maggio. Anche contro di lei si levarono gli strali dell’Ordine degli avvocati e l’indignazione di mezza Italia. Sembra una vita fa. Perché nel frattempo molte cose sono accadute. E tutte più sconvolgenti delle precedenti.

Prendiamo il caso del generale Garofano. Prima dalla sua cattedra televisiva recita il doppio ruolo di esperto e consulente della difesa Sempio, poi nega di avere mai partecipato ai (non proprio esemplari) sopralluoghi scientifici in casa Poggi salvo essere smentito da foto e video. Infine ecco il colpo di scena: a fine settembre rinuncia all’improvviso all’incarico. «Mancata condivisione della strategia difensiva», la tesi ufficiale. Poche ore dopo però sarà sentito su ordine dei pm di Brescia.

Gli ultimi eventi hanno riportato sotto i riflettori le gemelle Stefania e Paola Cappa, e il padre Ermanno, avvocato con studio nel centro di Milano. La famiglia Cappa va avanti a colpi di diffide legali, ma il loro nome non riesce mai ad essere consegnato all’oblio. Nel 2007 è la figuraccia del fotomontaggio (e lo zampino del solito Corona), poi la testimonianza di un operaio che accusa una delle sorelle salvo ritrattare tutto a verbale e dire poi di essere stato obbligato a farlo dai carabinieri di Vigevano. Poi la storia degli oggetti gettati nel fosso a Tromello (con il canale dragato dai vigili del fuoco) e i messaggi di Paola Cappa con Chiesa Soprani: «Dirò tutto ma voglio essere pagata milioni». Infine la recente comparsa di una informativa della gdf di Brescia in cui si chiedevano (senza esito) accertamenti bancari nei confronti della famiglia.

Del frate Biasibetti è già stato detto, con lui c’erano anche Mattia Capra e Roberto Freddi. Gli amici di Sempio e Marco Poggi, fratello della vittima. Freddi, Capra e Biasibetti davanti ai carabinieri di Milano hanno raccontato però di rapporti meno stretti con Sempio e soprattutto di una frequentazione decisamente meno assidua di casa Poggi. Nei giorni scorsi Freddi ha parlato dell’amico Sempio lasciando trasparire qualche dubbio e molta preoccupazione.

A cominciare dalla storia dello scontrino del parcheggio: «Non è un alibi, è un indizio». Argomento che porta a mamma Sempio, Daniela Ferrari, e al suo «svenimento» davanti ai carabinieri che le chiedevano conto dei suoi rapporti con il misterioso pompiere di Vigevano Antonio B. In tv è passata dal ruolo di mamma che difende il figlio a dover difendere sé stessa dai sospetti (non è indagata) per la presunta corruzione del 2017.

E sempre mamma Sempio con le sue parole alle Iene ha detto di «aver ricevuto atti» dal legale dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni, che non ha mai nascosto la sua ritrosia (o ostilità) verso la nuova indagine: «Un colpevole c’è già». Con lui il consulente Marzio Capra, il primo ad attribuire il misterioso profilo di «ignoto 3» trovato nella bocca di Chiara a una «contaminazione da precedente cadavere in sala autoptica». Sembrava una grottesca follia ma aveva ragione lui. Altro colpo di scena.

Ci sono poi i legali di Stasi, Antonio De Rensis e Giada Bocellari che ha investito tutta la sua carriera per trovare una nuova verità per Alberto Stasi: «C’è una persona in carcere da 10 anni, non dimentichiamolo mentre assistiamo a tutto questo». 

I difensori di Stasi in questi mesi hanno navigato sulla montagne russe. Prima l’ostilità di buona parte degli esperti e commentatori, oggi redivivi di fronte agli sviluppi clamorosi dell’inchiesta: «Aspettiamo le indagini, con la massima fiducia». 


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11 ottobre 2025 ( modifica il 12 ottobre 2025 | 08:42)