Diane Keaton che, in Amore e guerra, ha la pelle d’oca su tutto il corpo. Diane Keaton che, in Io e Annie, è “altra materia da romanzo”. Diane Keaton che può far entrare e uscire chi vuole, dall’accademia dei sopravvalutati di Manhattan: ma nessuno si sognerebbe mai di metterci lei.

Diane Keaton che è un cappello e un paio di occhiali, come i fuoriclasse a cui basta un camuffamento da niente, per dirci chi sono, o non dircelo mai facendoci credere che invece sì.

Ci sono infinite Diane Keaton, e ce n’è una sola. Che è la stessa del Padrino e di Woody, di Reds (uno dei film che mi fanno più piangere in assoluto) e delle cucine da Open Door di Nancy Meyers. Di tutto il cinema del mondo, e del farci pensare di esserci passata così, senza sforzo e senza importanza.

Diane Keaton col naso storto e col naso dritto, in fondo l’unica ad aggirare qualsiasi aggiustamento, perché se sei Diane Keaton anche la vanità diventa un vezzo e non la regola di tutte e per tutte.

Diane Keaton che ha fatto il più grande blockbuster d’autore di tutti i tempi (?) e la più grande filmografia comica (non solo) di tutti i tempi, e non ne è rimasta schiacciata, perché prima, per tutti noi, veniva lei.

Diane Keaton la ragazza coi pantaloni (scusate) che non mirava alle sacrosante rubriche di Cosmopolitan che sarebbero venute, ma solo a stare comoda. Mentre scriveva la storia del cinema, e la nostra storia.

Diane Keaton che era l’exterior e l’Interiors della modernità, della facilità e felicità di fare ed essere tutto. Forse per questo non è mai stata “bambola, procuratore legale e A spasso con Daisy”: non poteva rientrare in nessuna categoria, anche se ha categorizzato prima di tutte tutti gli archetipi di ogni rubrica femminile che sarebbe venuta dopo (dalle ragazze serie che scoprono il sesso di In cerca di Mr. Goodbar alle mamme come-fanno-a-fare-tutto di Baby Boom, alle sciure che vogliono ancora innamorarsi di Tutto può succedere).

Era l’amica che non voltava le spalle a chi veniva messo nell’angolo dallo stupido mondo (sì, parlo di Woody) e l’attrice che fa la regista per dire che ci si può anche solo divertire, mentre si cambia Hollywood.

Era Annie, era Mary, era Luna, era Sonja, era Renata. Era Annie era Annie era Annie. Era Diane, e se n’è andata via così, cappello, occhiali e sorriso sempre, e chi se ne importa se nel frattempo ho cambiato il cinema, mi sono solo divertita, per amore, per amicizia, perché ero Diane Keaton, e ho provato ad insegnarvi come stare al mondo.