L’esterno del Cagliari protagonista anche in Azzurro con l’U21: “Allenarsi con gente come Ederson e Lookman all’Atalanta mi ha aiutato, sono di un altro livello. Ho sempre avuto la capacità di giocare con tutti e due i piedi”

Dal nostro inviato Alex Frosio

12 ottobre – 10:16 – CESENA

Se riesci a vederlo passare, poi lo perdi di vista. Marco Palestra sfreccia, poi sterza e non lo prendi più. Non è sempre stato così: da piccolo “giocavo da mezzala, ed ero il più lento della squadra”. Ora, tutto il contrario. Con il Cagliari lo ha già mostrato, con l’Under 21 ha appena cominciato. Contro la Svezia una prestazione strabiliante sulla destra, condita da un assist per il terzo dei quattro gol azzurri: partita strepitosa, sua e della squadra. 

Si era parlato di progressi dell’Under 21, ma la vittoria con la Svezia ha evidenziato molto di più. 

“Secondo me già a settembre si era visto che eravamo un bel gruppo. Poi devo dire che il nostro punto di forza è veramente l’unione perché ci troviamo benissimo, facciamo tutti la corsa in più per il compagno e quindi questo ci aiuta a sentir meno la fatica. Siamo una bella squadra sia a livello di gioco sia soprattutto a livello di mentalità, di carattere”. 

Il ct Silvio Baldini sta toccando le corde giuste. 

“Il mister è bravissimo, in campo e anche fuori: ci fa tanti discorsi, ci parla molto, ci fa capire tantissime cose, non solo riguardanti il campo, ma anche tutti i dettagli che ci possono essere utili”. 

La dimostrazione è stata il rigore “omaggiato” a Berti, il momento-simbolo della serata. 

“Sapevamo che Tommy giocava nel suo stadio, quindi sicuramente era una partita ancora più importante per lui. È stato bravo Pafundi a dargli la palla e tutti abbiamo incitato Berti a calciare rigore poi. Lui non so nemmeno se voleva… Ma Pafu gli ha lanciato addosso il pallone quindi non poteva tirarsi indietro”. 

Tu hai esibito una corsa devastante. Nei test che fai in Nazionale e nel club qualcuno ti sta dietro? 

“Quelle sono caratteristiche personali. Così come se mi paragoni con Pafundi sul piano tecnico, penso che vinca lui. Nei test all’Atalanta ero uno dei primi: in velocità Bellanova va più forte di me, nella resistenza Ederson era meglio di me. A Cagliari di test non ne ho ancora fatti ma penso di essere messo bene”. 

Un’altra tua caratteristica è la capacità di sterzare e di giocare con entrambi i piedi. 

“Una cosa che ho sempre avuto, almeno non mi ricordo di essermi mai allenato su questo aspetto. E sì, è una questione di comodità. Quando gioco a destra mi trovo bene a puntare col sinistro perché sento di avere più forza se me l’allungo, se gioco a sinistra preferisco portarla appunto col destro”. 

Hai sempre fatto l’esterno o nasci in un altro ruolo? 

“Fino all’Under 17 la mezzala, poi per esigenza mi hanno messo terzino sinistro un paio di partite, ho fatto bene, poi a destra… Ma la cosa curiosa è che quando ero ancora più piccolo così, in Under 15, ero veramente uno dei più lenti della squadra: un po’ più tecnico, ma senza tanta velocità. Poi crescendo, non so come, sono cambiato, sono diventato più veloce. Ed eccomi qui”. 

Hai anche cominciato la tua carriera con un rosso, espulso alla prima partita nell’Atalanta Under 23 contro la Virtus Verona. 

“Primo giallo per aver tenuto un avversario per la maglietta, secondo per un fallo davanti alla panchina della Virtus Verona, e loro hanno fatto un po’ di casino… Dopo quella partita sono stato male, meno male che c’era mister Modesto: lo devo ringraziare tantissimo, perché mi ha aiutato dal primo giorno, mi ha dato un sacco di consigli, mi riprendeva quando doveva. Lo ringrazierò sempre”. 

Giocando in Serie A, finora chi ti ha impressionato di più? 

“Lautaro, Bastoni, anche Dimarco. Diciamo che l’Inter è la squadra che mi ha impressionato di più per le giocate. Ma devo dire che anche allenarsi con Ederson e Lookman aiuta tantissimo, sono di un altro livello”. 

Da piccolo tifoso di che squadra? 

“Sono sincero, ho sempre seguito il calcio ma non sono mai stato particolarmente tifoso. E poi, da quando sono arrivato all’Atalanta ho cominciato a simpatizzare per la Dea. Anche perché era il 2016, l’inizio dell’era-Gasperini”. 

Questa estate hai scelto Cagliari, in prestito. 

“Ritenevo di aver bisogno di fare un anno con continuità, sento che più gioco più riesco a esprimere le mie qualità. A Cagliari si sta da dio: tifosi, compagni, allenatore, sono tutti bravi devo dire. Ho trovato un bell’ambiente”. 

“Non molto, mi riposo, esco con i miei compagni, vedo gli amici, quando torno a casa vado a trovare la mia famiglia. Non ho altri sport di riferimento”. 

“Non sono tipo da Netflix. Gioco a Fifa, ma la mia squadra non è fortissima perché vabbé, non ci metto i soldi, quindi è difficile farla salire in fretta”. 

E il Palestra virtuale di Fifa com’è? 

“Eh, posso dire molto molto molto scarso. Mi sono schierato nelle prime tre-quattro partite e non facevo un passaggio giusto, quindi mi sono messo in panchina e lì resto. Per quest’anno ormai è andata così, faccio bene in questa stagione e speriamo che la prossima mi diano una carta migliore!”.