L’intervista di Paola Caruso lascia subito comprendere il tenore, fin dalle prime battute. Faccia a faccia con Silvia Toffanin, conferma di star vivendo un altro periodo complesso. La tensione è alta e così ecco le lacrime nel corso della solita clip ben montata dalla produzione di Verissimo.

In questa chiacchierata ha parlato di suo figlio Michele e delle sue condizioni di salute, ma non solo. Oggi può dire che un fascio di luce è apparso nella sua vita, al netto di tante ombre ancora insistenti.

Come sta suo figlio

Paola Caruso ha più volte parlato delle problematiche di salute di suo figlio, che hanno avuto inizio dopo un viaggio in Egitto. Una puntura ricevuta all’estero ha letteralmente trasformato la sua vita. Per una lunga fase non è riuscito a camminare, considerando il grave danno al nervo sciatico subito.

A distanza di anni la situazione è mutata radicalmente. Le avevano dato zero speranze ma lei non si è arresa. Lo ha portato con sé in America e lì ha subito un delicato intervento: “Non sarà mai più quello di prima ma oggi cammina senza il tutore”.

Il percorso però non è terminato. Dovrà infatti subire una serie di interventi per riuscire a essere quanto più autonomo possibile nei propri movimenti. È previsto un nuovo viaggio negli Stati Uniti per comprendere il livello di successo della prima operazione. Servirà poi un intervento a livello osseo per riallineare il piede, cresciuto un po’ deformato, dice, perché privo del necessario supporto: “Lui ha sei anni e tre anni li ha passati in ospedale”.

Le lacrime tornano a farsi sentire e la voce si spezza nel ricordare le parole del suo piccolo. È stanco di tutto questo e le ha chiesto di poter trascorrere Natala a casa, serenamente. Probabilmente, dunque, il viaggio tanto temuto dal suo Michele si concretizzerà nella primavera 2026.

Un nuovo inizio

Si dice felice Paola Caruso, orgogliosa d’essere riuscita a fare qualcosa di importante per suo figlio. Ha lottato per dargli le migliori chance dopo quanto accaduto. Si è resa conto di come sia cambiata la percezione del suo piccolo ora. Dopo anni complessi, le ha detto: “Mamma, posso mettere le scarpe come gli altri bambini”. Un barlume di normalità nel suo percorso.

In quanto madre, è riuscita in parte a lasciarsi alle spalle i sensi di colpa. Questi ogni tanto tornano a far sentire il proprio peso ma, dopo tanto aiuto e un lungo percorso, ha compreso come ripartire: “Temo però che questa cosa me la porterò sempre dento di me. Lo guardo e penso che quel secondo, quella scelta, ha cambiato la sua vita”.

La malattia di sua mamma

Purtroppo le ombre non cessano di avanzare. Sua madre Wanda è malata di Alzheimer da tanti anni. La sta guardando aggravarsi, giorno dopo giorno, nell’impossibilità di fare qualcosa per aiutarla.

“È in ospedale, ormai da un mese. Quando arrivo e la chiamo, mi cerca e mi risponde con lo sguardo. È però allettata e non si muove quasi più. Tutto è successo in 15 giorni e di colpo l’ho dovuta allettare dopo un’embolia polmonare bilaterale. Non respirava e stava per morire. Io non sono pronta a tutto questo. Lei è la mia famiglia e non posso lasciarla andare”.

Si è detta fortunata nel trovare i giusti medici che si prendessero cura di lei. Ha dovuto ricoverarla perché non mangiava più, incapace di deglutire. Rischiava di vederla lentamente morire di fame. E ancora la voce si spezza, stavolta ancora di più, con lo sguardo che ripercorre quella fase: “Era una morte atroce. Non avrei mai potuto farla morire così. Ho combattuto per lei, così da ottenere una PEG per l’alimentazione. Lei è un vegetale ma è presente. Lo sguardo c’è, perché devo lasciarla andare”.