Rita Rusic è stata ospite di Mara Venier e la sua è stata un’intervista molto intima. Ha raccontato della sua infanzia e dell’arrivo in Italia. Un percorso molto complesso, il suo, passato attraverso il campo profughi. Ecco com’era la vita lì dentro.
L’arrivo in Italia
L’infanzia di Rita Rusic non è stata delle più felici. Si ha un’idea di lei molto chiara: una donna forte e “arrivata”, che non ha nulla da chiedere. Questo il pensiero di Mara Venier, che ha così introdotto a Domenica In il tema cardine di questa conversazione tra amiche.
“Sono arrivata in Italia a 4 anni e mezzo. Mia sorella ne aveva 7 e i miei genitori erano due ragazzi, giovanissimi. Mia madre si è infatti sposata a 17 anni. Loro cercavano un futuro migliore e sono andati via dall’ex Jugoslavia”.
Ha raccontato di quello che era il suo mondo nei primi anni di vita. Abitavano in campagna e dalle montagne si vedeva il madre. Da lì sono arrivati in Italia, fingendo d’essere turisti. Giunti a Trieste, invece, si sono messi in fila con tutti gli altri per entrare nel campo profughi.
“Donne da una parte con i bambini e dall’altra gli uomini. Io e mia sorella piangevamo. Siamo rimasti lì per tre anni e mezzo, fino all’arrivo della cittadinanza. Com’à la vita lì dentro? Sei circondato dal filo spinato. Hai una camera per l’intera famiglia, con un materasso pieno di macchie, un angolo cottura e i letti a castello”.
Un campo non costruito per questo scopo, anzi. Era infatti un ex campo di concentramento, San Sabba, e dunque loro dormivano laddove altri erano stati prigionieri e costretti a fronteggiare la prospettiva della morte.
La famiglia ritrovata
Dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana, Rita Rusic e la sua famiglia si sono spostati a Latina e da lì a Capua, in Campania. Questa è stata casa per molto tempo. Soprattutto in questa realtà c’era anche suo padre con loro. La cosa più importante era ripartire tutti insieme.
“Non ho mai voluto dimenticare tutto questo. È importante ricordare da dove vieni e me l’hanno insegnato i miei genitori. Loro mi hanno insegnato a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e a essere allegra. Mia madre mi diceva che dietro ogni porta mi attendeva qualcosa di meraviglioso”.
Una famiglia che è riuscita a restare unita, nonostante le tante difficoltà. Il loro percorso li ha uniti sempre più e infatti oggi definisce il suo rapporto con la sorella quasi simbiotico. Si amano profondamente e si sentono tutti i giorni almeno 3 volte.
Un grande amore che l’ha spinta a prendersi cura di lei nel suo momento più buio. Ha sofferto di depressione ed è stata a lungo al suo fianco per sorreggerla. Questa è però una strada a doppio senso, dal momento che in precedenza era stata proprio Rita Rusic e necessitare aiuto:
“Quando mi sono separata, ho vissuto un momento orribile, durato anni. Lei e la mia famiglia sono stati la mia forza. Io sono così grazie a loro. Sono le mie forti radici che mi consentono di affrontare ogni burrasca”.
La separazione
Mara Venier si è poi soffermata su quel periodo cruciale e oscuro. La separazione da Vittorio Cecchi Gori ha tracciato una linea netta nel suo percorso di vita. Come Rusic ha spiegato, infatti, è stata una separazione dal suo amore, dal suo partner in affari e da tutto quel mondo lavorativo nel quale si era immersa.
“È stata durissima ed erano spariti tutti, com’è normale in casi del genere. Non giudico però nessuno, perché entrare nel privato degli altri è difficile. (…) Io però lavoravo troppo e confondevo lavoro e vita. Per me loro erano miei amici, fratelli e figli. Quel passaggio è stato dunque doloroso”.
Tutto raccontato con grande serenità in volto. È ripartita da zero ma non è mai stata a caccia di vendette professionali e private. Quelle persone, lanciate e sostenute negli anni, le ha poi riviste, abbracciandole e salutandole come se nulla fosse. Col tempo ha però capito che vita privata e lavoro sono sfere differenti.