A volte i motori si accendono anche lontano dai circuiti. Succede quando una passione, coltivata sin da bambino davanti alla tv con i due nonni Giorgio e Alberto, diventa mestiere e poi libro. È la storia di Federico Principi, 33 anni, giornalista maceratese che scrive di Formula 1 per “L’Ultimo Uomo” e che oggi alle 11, alla Libreria Giunti di Macerata in corso Matteotti, nell’ultima giornata di Overtime, presenterà “I campioni che hanno fatto la storia della Formula 1” (Giunti Editore). Cinquanta protagonisti, dai pionieri del dopoguerra come Nino Farina a Max Verstappen, raccontati con lo sguardo di chi vede nei piloti non solo la velocità, ma l’essenza stessa del rischio e dell’eccellenza.

Principi, come nasce il libro?

“Quasi per caso. A giugno 2024, Giunti mi ha contattato per realizzare il volume dedicato alla Formula 1 all’interno di una collana sui grandi sport. Hanno coinvolto nomi importanti per calcio, basket e tennis. Abbiamo scelto di raccontare 50 piloti, non solo i campioni del mondo, ma anche figure che hanno lasciato un segno pur senza vincere”.

Nel libro si intrecciano sport e cultura popolare. Quanto conta il mito nella percezione dei piloti?

“La Formula 1 è forse lo sport più nostalgico di tutti. Negli altri sport, rispetto al Circus, ci sono più eventi e meno tempo per elaborare una memoria sportiva. Gli anni di Schumacher, Lauda o Villeneuve continuano a vivere anche perché la Ferrari, oggi, fatica a vincere”.

Lei nasce a Macerata, una città lontana dai motori. Come è scoppiata la passione?

“Come per tanti, da Schumacher e dalle domeniche davanti alla tv con i nonni. Col tempo, la curiosità è diventata analisi: capire i tempi, la strategia, il lato tecnico di uno sport dove non tutto si vede”.

Qual è il decennio che considera più affascinante?

“Gli Anni 80. Per il talento concentrato e la rivalità tra Prost e Senna, che rappresenta l’essenza stessa della Formula 1: due personalità opposte, stessi mezzi, visioni del mondo diverse”.

C’è un pilota che l’ha sorpreso?

“Direi Jody Scheckter. Spesso dimenticato, ma capace di imprese enormi già prima del titolo ’79 in Ferrari. È uno dei più sottovalutati di sempre”.

Lei parla di tensione verso l’eccellenza. È ancora così oggi?

“Sì, ma in modo diverso. L’eccellenza oggi è meccanica e aerodinamica. La Formula 1 è una sfida d’ingegneria, ma anche d’intelligenza: saper leggere le zone grigie del regolamento è una virtù, non una scorrettezza. Certo, c’è un problema economico: i costi frenano i talenti con meno mezzi. Spero in futuro in Kimi Antonelli o Fornaroli, ma servono opportunità”.

Qual è stato il passaggio più difficile da scrivere nel suo libro?

“Evitare l’effetto Wikipedia. Ho cercato di differenziare il tono per ogni pilota, alternando cronaca e riflessione. Volevo un libro che parlasse sia a chi non conosce la Formula 1 sia a chi la ama da sempre”.