di
Alfio Sciacca

Per la Guardia di Finanza «spendevano cifre non compatibili con il loro stipendio». Il legale dell’ex pm: «Ha subito una violenta aggressione mediatica. Distrutta la sua reputazione»

L’anno record è il 2020. Complice il lockdown il maresciallo dei carabinieri Antonio Scoppetta spende al gioco quasi 47 mila euro. Ma anche negli altri anni arriva a 30, 35 mila euro. E parliamo solo di spese «fatte tramite strumenti tracciabili». «Cifre incompatibili con il proprio stipendio», annota la Guardia di Finanza. 

Scoppetta, condannato a 4 anni e 6 mesi nell’inchiesta sul «sistema Pavia», era uno degli uomini della «squadra» del nucleo di polizia giudiziaria di Pavia a disposizione del procuratore aggiunto Mario Venditti, indagato per corruzione con l’accusa di aver preso soldi per chiedere, nel 2017, l’archiviazione di Andrea Sempio. Ma nella squadra non sarebbe l’unico malato di gioco. Anche Silvio Sapone, che della sezione di Pg era il responsabile, spendeva «mille euro al mese presso un centro Snai». E parliamo sempre delle sole uscite tracciabili.



















































Gli inquirenti di Brescia e Pavia stanno scavando a fondo sulle disponibilità economiche e lo stile di vita dei collaboratori di Venditti. Convinti che solo seguendo il denaro potrebbe saltare fuori il riscontro sull’ipotizzata corruzione per l’archiviazione di Sempio. I nomi di Scoppetta e Sapone, oltre a quello di Giuseppe Spoto, tornano spesso negli atti già depositati. Erano proprio loro a occuparsi di intercettazioni e trascrizioni.

Fu Spoto (perquisito, ma non indagato) a gestire, l’8 febbraio 2017, l’intervento per piazzare le microspie sull’auto dei Sempio. Con lui quel giorno c’era anche Scoppetta. Spoto poi fa le trascrizioni. Scrive: «I Sempio parlano di come pagare gli avvocati». Invece del testuale: «Dobbiamo trovare la formula per pagare quei signori lì». Sintesi che lui giustifica con la fretta che gli faceva proprio Venditti: «Mi chiese in fretta le trascrizioni… disse che servivano subito per fare l’archiviazione».

«Sapone e Scoppetta avevano un ruolo sovraordinato rispetto agli altri, al di là delle qualifiche — tengono a precisare gli inquirenti —, per via del loro rapporto privilegiato con Venditti». Ma se erano dei collaboratori così fidati com’è possibile che il procuratore aggiunto non fosse a conoscenza che erano due ludopatici? Sapeva che vivevamo al di sopra delle loro possibilità?

La Procura di Brescia ha passato al setaccio pure i conti di Venditti, anche se dagli accertamenti non sarebbero emerse anomalie. Al magistrato vengono invece già contestati gli stretti rapporti con i fratelli Raffaele e Cristiano D’Arena. Il loro locale stellato «Da Lino» era spesso luogo di ritrovo del pm assieme agli uomini della «squadra» di pg. Ai D’Arena sono «riconducibili» anche le società CR Service e Esitel che gestivano in regime di monopolio i servizi di intercettazioni e noleggio auto per la Procura. Società dalle quali Venditti, e il pm Pietro Paolo Mazza, avrebbero ricevuto delle utilità. A loro viene contestato un peculato per 750 mila euro.

Venditti, che è stato presidente del Casinò di Campione d’Italia, tra l’altro non ha mai replicato alle allusioni dell’avvocato Lovati. «Sono sempre stato un giocatore di cavalli —disse—. Venditti l’ho conosciuto lì nel 2010». E alla domanda «Aveva il vizio?» ha replicato: «Eh sì. Vizio. Allora ce l’ho anche io il vizio».

Domani l’ex pm sarà in aula per l’udienza al Riesame contro il decreto di sequestro nella sua abitazione. Il suo legale, Domenico Aiello, ha chiesto di spostare a Brescia l’inchiesta su Garlasco «perché l’indagine su Sempio è il contenitore nell’ambito del quale sarebbe stata rinvenuta la prova di un’ipotesi corruttiva». «Il mio assistito — aggiunge — è stato aggredito con una potenza di fuoco inimmaginabile. La sua immagine è compromessa, hanno distrutto un uomo. È un’indagine della giustizia contro la giustizia e può avere effetti deflagranti anche quando il magistrato risulta innocente». 

13 ottobre 2025