Sarà l’autopsia disposta dalla Procura di Treviso a chiarire le cause di morte della neonata deceduta ieri 12 ottobre poche ore dopo essere venuta alla luce al termine di parto domestico. E saranno gli esiti del post mortem, per la cui effettuazione verrà dato l’incarico nelle prossime ore, a decidere su sul fatto il pubblico ministero Giulio Caprarola aprirà o meno un fascicolo con l’ipotesi di reato di omicidio colposo.
Sotto la lente degli inquirenti ci sono le due ostetriche, libere professioniste e non collegabili in nessun modo alla Ulss 2, che hanno assistito la madre durante della piccola, morta intorno alle 11,15 per uno choc emorragico. Nei confronti delle due ostetriche, identificate dai carabinieri del Nas intervenuti nelle casa, l’azienda sanitaria ha presentato una segnalazione all’ordine professionale di appartenenza. Secondo alcune notizie, al momento non confermate, la piccola avrebbe avuto un problema congenito legato ad una vena.
La bambina, nata alle 5 del mattino, circa quattro ore dopo aveva accusato problemi respiratori che poi sono sfociati in una grave emorragia cerebrale. Subito le due ostetriche hanno dato l’allarme e sul posto è intervenuto un elicottero del Suem 118 che ha trasportato la neonata all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso dove però le sue condizioni cliniche sono apparse subito disperate.
«Il parto in casa – dice il direttore della Uls 2 Francesco Benazzi – non è vietato dalla legge ma rappresenta una pratica che noi sconsigliamo vivamente. In caso di complicazioni post natali non c’è infatti il tempo per intervenire prontamente come potrebbe avvenire in uno qualsiasi dei nostri ospedali. Alle cause del decesso si potrà risalire soltanto attraverso l’autopsia, di certo posso dire che le due professioniste che hanno assistito al parto ora rischiano davvero parecchio».