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“Ballando”, abbiamo un problema. Che non è principalmente quello degli ascolti. Seppur inferiori ai numeri di “Tu si que vales”, il referto dell’Auditel per lo show di Rai1 non è affatto umiliante, così come non lo era nella passata edizione, quando Milly Carlucci sorpassò costantemente De Filippi e soci.
Il campanello d’allarme è a monte e prescinde da ogni ipotetica curva. Perché “Ballando con le stelle” da anni convive in maniera assolutamente consenziente con una serie di difetti strutturali che ne minano credibilità e fascino.
La lunghezza monstre della trasmissione
Partiamo dalla lunghezza monstre della trasmissione: 249 minuti toccati all’esordio del 27 settembre e 227 nella seconda puntata. Conteggio netto, che non include le interruzioni pubblicitarie. Quattro ore o giù di lì divenute eccezionalmente meno di tre (162 minuti) sabato scorso, quando il programma ha preso il via alle 22.55, in coda alla partita della Nazionale.
Un appuntamento ‘short’ (solo se paragonato con se stesso) che ha comunque consentito l’inserimento dell’identico numero di esibizioni (12) e del ballerino per una notte. Prova che, se si vuole, tagliare si può, eliminando il superfluo e arrivando all’essenziale. Che essenziale non è, perché “Ballando” nel corso della sua evoluzione si è munita di decorazioni a dir poco barocche che hanno annacquato inutilmente lo spettacolo.
Alla terza uscita nessun concorrente risulta ancora eliminato, con l’insopportabile procedura finale dei coni che non va ad individuare le coppie a rischio ‘sfratto’, bensì quelle più votate. E la prima esclusione potrebbe non arrivare nemmeno sabato prossimo, vista la non remota possibilità di rinviare ogni contesa allo start della settimana successiva.
Le zavorre dello show
Ci sono poi le wild card, ben due, che garantiscono l’opportunità di riportare in gara altrettanti vip che, qualora non bastasse, possono sempre aggrapparsi al ripescaggio. Insomma, nessuno se ne va mai davvero.
Su questo aspetto, a più riprese, ironizzò Fiorello, prendendo di mira un regolamento tanto fumoso quanto malleabile. Una sorta di pongo che prende la forma che più si aggrada alla conduttrice e all’occasione. A rimetterci è il pubblico, a cui devi promettere uno spartito che sia ordinato e che non sfiori la farsa.
A questo punto perché non rivoluzionare i meccanismi mediante l’introduzione di una classifica generale da aggiornare e modificare strada facendo? Si darebbe un vero senso alla competizione, senza accantonare giudizi graffianti ed eventuali scazzi, che garantiscono il pepe alla lunga diretta.
Tra le mille zavorre di “Ballando” c’è, senza ombra di dubbio, il “ballerino per una notte”. Un super-ospite, spesso e volentieri in promozione, che si butta in pista e che, qualsiasi roba faccia, ottiene il massimo dei voti, 50, figlio di cinque 10 di fila.
La parentesi, pertanto, diventa un mattone difficile da smaltire, che non regala guizzi, colpi di scena, né tantomeno polemiche, andando a pesare su un’altra procedura, direttamente conseguente. Il bottino, infatti, viene spartito in egual misura tra Alberto Matano e Rossella Erra, che con i loro 25 punti stravolgono la classifica. E se Matano in genere si muove con raziocinio e obiettività, dall’altra parte la Erra segue logiche tutte sue. Tuttavia, se il punteggio da dividere fosse inferiore, si ridisegnerebbe pure il loro potere.
Perché la Signora Coriandoli è un errore
Infine, non ci si può non soffermare sulla questione Coriandoli. Preso in prestito da “Che tempo che fa”, il personaggio di Maurizio Ferrini paga l’errore più grave che si possa commettere in tv: la trasposizione di una gag da un contesto all’altro. Tradotto: ciò che funziona – in tempi contingentati – da Fazio, naufraga nel ridicolo a “Ballando”.
La Coriandoli non balla e non ha l’ambizione di farlo, però al momento del voto raccoglie da alcuni più preferenze di altri partecipanti che, perlomeno, hanno preso l’impegno sul serio. Ferrini – che avrebbe meritato di concorrere ‘in borghese’ – rimane quindi imprigionato sotto ad un trucco e ad abiti che si strapperebbe volentieri di dosso. Ma probabilmente la Coriandoli rappresenta al meglio il limite di “Ballando”, ovvero quel costante confine tra la vera sfida e la carnevalata.
La sensazione è che il programma soffra di una ‘sindrome di Calimero’ che gli impone di adottare qualunque stratagemma per sconfiggere il colosso. Nulla di più lontano dalla realtà, perché “Ballando” non è più Davide al cospetto di Golia, bensì una corazzata imponente (e costosa) che non avrebbe alcun bisogno di giochetti e stratagemmi per stare a galla.