di
Ester Palma

I riti riparatori devono essere celebrati nei giorni feriali, quindi l’arciprete Gambetti potrebbe provvedere già in giornata, Ma per il Papa avrebbe dovuto essere celebrato subito

E’ stato Papa Leone XIV a chiedere personalmente e con urgenza  un «Rito penitenziale riparatorio» per «restaurare la santità della Basilica di San Pietro e chiedere perdono a Dio per l’ingiuria compiuta» dopo l’atto osceno compiuto venerdì scorso sull’altare maggiore della Basilica  da un turista che ha urinato (o ha tentato di farlo prima di essere bloccato dalla sicurezza) spogliandosi davanti a pellegrini e turisti. Il Papa lo ha chiesto tassativamente in un incontro privato con il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica vaticana. IIl fatto era stato segnalato dal sito «Silere non Possum». In realtà la riparazione dopo atti osceni o violenti o di profanazione è in pratica d’obbligo nei luoghi sacri per la fede cattolica. 

Profanazione e sacrilegio

Durante l’incontro tra il pontefice e il cardinale Gambetti, che fonti interne vicine al pontefice raccontano come a dir poco «tempestoso», Leone XIV, «costernato e addolorato» ha ordinato al cardinale di celebrare il prima possibile un rito penitenziale riparatorio dopo l’atto sacrilego che ha profanato il più celebre (anche per il baldacchino di Bernini) altare del pianeta, il più sacro della cristianità perché simboleggia l’autorità papale: quello «della Confessione» dove appunto solo il Pontefice può celebrare la Messa, essendo esattamente sopra la tomba di Pietro, apostolo e primo Papa («Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli Inferi non prevarranno su di essa», si legge nel Vangelo di Matteo e nella scritta intorno alla cupola di San Pietro in Vaticano).  Gambetti, sempre secondo «Silere non possum», avrebbe indugiato a celebrare il rito, che avrebbe potuto essere compiuto,  «ripulendo» e riconsacrando la Basilica, in un giorno feriale, anche quello successivo all’accaduto.  



















































E’ la terza volta in poco più di due anni che la Basilica viene offesa da atti sacrileghi: accadde il 1 giugno 2023, quando un giovane salì completamente nudo sull’altare maggiore mostrando una scritta sul corpo per chiedere di salvare i bambini ucraini. Poi il 7 febbraio di quest’anno, un altro uomo, proveniente dalla Romania si era scagliato sempre sullo stesso altare, urlando frasi oscene e  gettando a terra sei candelabri ottocenteschi. Sembra che per quest’ultimo episodio, avvenuto quando era ancora in vita papa Francesco, la riparazione non sia stata celebrata. 

Il cerimoniale

Secondo il Caerimoniale Episcoporum il rito penitenziale riparatorio viene celebrato dopo azioni gravemente ingiuriose e offensive contro le chiese cattoliche. Il rito può assumere diverse forme, a seconda della gravità dell’atto e delle disposizioni del vescovo o del parroco: oltre alla Messa, con la specifica intenzione riparatoria, come avviene in San Pietro, si può procedere con l’adorazione eucaristica, spesso accompagnata da preghiere al Sacro Cuore di Gesù, la recita di rosari e litanie, il «Te Deum» e il «Miserere», .

Intanto l’autore del gesto sacrilego risulta tuttora in stato di fermo presso gli uffici della Gendarmeria vaticana e non essendo ancora stata rivelata la sua nazionalità non è chiaro se verrà consegnato agli organi di polizia italiana o di altro Paese.


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13 ottobre 2025 ( modifica il 13 ottobre 2025 | 21:15)