Non tutti gli ostaggi sono sopravvissuti nelle mani di Hamas, rinchiusi nei tunnel sotterranei di Gaza. Ieri i miliziani palestinesi hanno consegnato quattro bare a un convoglio della Croce Rossa, nel sud della Striscia. Nelle casse c’erano le salme di Guy Illouz, Yossi Sharabi, Bipin Joshi e del capitano dell’esercito israeliano Daniel Perez. Rapiti il 7 ottobre 2023, erano tra i ventotto ostaggi deceduti che, secondo gli accordi firmati da Hamas con Israele, devono essere riportati alle loro famiglie. Dopo una breve cerimonia in loro onore presieduta da un rabbino militare, le bare dei civili sono state portate all’istituto forense di Abu Kabir per l’identificazione, mentre il corpo del capitano Perez è stato trasferito al campo Shura dell’Idf. Non una formalità, visto l’errore commesso lo scorso 20 febbraio da Hamas, quando al posto della salma di Shiri Bibas, rapita insieme ai due figli Ariel e Kfir, era stato consegnato un corpo incompatibile con il dna della donna. Per le altre vittime il gruppo islamista chiede tempo, nonostante tutte le spoglie dovessero essere consegnati entro 72 ore dall’inizio del cessate il fuoco, entrato in vigore venerdì. I resti, affidati durante il conflitto a varie milizie islamiste nella Striscia, risultano dispersi sotto le macerie.
GLI ACCORDI
La restituzione dei corpi è un nodo cruciale nello scambio che prevede la liberazione di 1.968 detenuti palestinesi, rilasciati ieri da Israele, tra i quali 250 condannati all’ergastolo per terrorismo. «Hamas non adempie ai propri obblighi», ha dichiarato il ministro della difesa israeliano Israel Katz su X. «Qualsiasi ritardo o deliberata elusione sarà considerata una palese violazione dell’accordo e sarà perseguita di conseguenza», ha minacciato Katz. Dal vertice di Sharm el-Sheikh, in Egitto, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha assicurato: «Stanno cercando i corpi. È un compito terribile. Sanno dove si trovano molti di essi. Credo che cinque o sei siano già stati ritrovati».
LE RICERCHE
Stando alle parole di Trump, sarebbero già iniziate le operazioni da parte della forza multinazionale composta da Qatar, Egitto, Stati Uniti e Israele, istituita dal coordinatore per i prigionieri Gal Hirsch. Le squadre starebbero operando a Gaza per recuperare le salme nei luoghi di sepoltura noti all’Idf. Così l’esercito di Tel Aviv ha provato a rassicurare i familiari delle vittime: «In questo momento», ha detto il portavoce Effie Defrin, «si stanno compiendo sforzi, a tutti i livelli, per esercitare pressione affinché il processo di recupero dei caduti prosegua. Chiediamo che Hamas rispetti la sua parte dell’accordo». Per garantire agli ostaggi una degna sepoltura.
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