In un prossimo futuro, la Terra è stata devastata da un’epidemia di origine vegetale che ha trasformato la maggior parte dell’umanità in creature ibride simili a degli zombie, ricoperte di muschio e vegetazione, aggressive e praticamente immortali. La natura ha ripreso possesso del pianeta, avvolgendo con rampicanti e radici ciò che un tempo erano città e villaggi, cancellando ogni traccia della civiltà come la conoscevamo.
In questo paesaggio desolato e dominato dal verde si muove Ethan, il protagonista di Die Alone. Un ragazzo afflitto da una duplice maledizione: soffre di amnesia anterograda, che gli fa dimenticare gli eventi avvenuti prima del risveglio successivo, ed è tormentato da lancinanti mal di testa che sembrano peggiorare col trascorrere del tempo. L’unica cosa che Ethan ricorda con chiarezza è il volto di Emma, la sua fidanzata scomparsa dopo un misterioso incidente d’auto e della quale non ha più notizie o ricordi recenti. Convinto che lei sia ancora viva, si mette sulle sue tracce e nella ricerca si imbatte nella misteriosa Mae, una donna che ha qualcosa da nascondere.
Die Alone: cronaca di una morte annunciata
Il filone post-apocalittico a sfondo morti viventi è sempre sulla cresta dell’onda, con una proliferazione quasi parossistica sia su piccolo che su grande schermo, passando da produzioni ambiziose ad alto budget come la serie di The Last of Us o il recente nuovo capitolo di 28 anni dopo (2025) a titoli di serie b pensati direttamente per il mercato home video.
Die Alone appartiene sì alla seconda categoria, ma possiede una certa personalità a livello narrativo e di relativa messa in scena. Il regista e sceneggiatore Lowell Dean ha infatti individuato un singolare punto di vista da cui rivisitare archetipi già ampiamente esplorati, chiedendo al pubblico un vero e proprio “atto di fede” per apprezzare l’evoluzione narrativa che, nel crescendo finale, rimescola tutte le carte in tavola in maniera inaspettata.
L’horror survivalistico si mescola così col dramma psicologico, con il concetto di memoria frammentata da parte del protagonista come dispositivo narrativo su cui innescare le relative e sconvolgenti rivelazioni. Non è un caso che nel cast figuri in un ruolo chiave proprio Carrie-Anne Moss, già figura cardine di quel Memento (2000) che proprio sulla gestione dei ricordi aveva basato le sue fortune – qui potete recuperare la nostra recensione di Memento.
Dean sfrutta l’amnesia di Ethan non come mero espediente fine a se stesso, ma come strumento per costruire una narrazione stratificata dove lo spettatore è costretto a ricostruire gli eventi insieme al malcapitato, pezzo dopo pezzo, flashback dopo flashback.
Questione di atmosfera
L’ambientazione nelle desolate pianure canadesi, con un occhio di riguardo alle ampie distese e alla natura che ha riconquistato spazi un tempo negatigli, conferisce al film una dimensione visiva tanto classica quanto idonea al racconto, con le mutazioni di questa peculiare infezione – ispirata proprio al videogioco cult e relativo adattamento seriale citato in apertura – a far capolino qua e là in una manciata di scene ad alto tasso tensivo.
Non tutto funziona allo stesso modo nel corso dell’ora e mezzo di visione, con la gestione del ritmo e della sceneggiatura che dimostra a tratti alcune criticità. La presenza nelle vesti di guest-star di Frank Grillo, con un minutaggio assai ridotto, appare gratuita giusto per pubblicizzare il suo nome nella locandina e nel battage pubblicitario, e l’equilibrio tra i vari piani temporali non è gestito al meglio. Il risultato è un’opera che tenta di essere più cose contemporaneamente, all’insegna di una discontinuità che crea uno sbilanciamento percettibile, dove le aspettative generate dalla premessa e dalle dinamiche genere vengono sistematicamente disattese in favore di lunghe sequenze dialogate dalla scrittura incostante.
La sorpresa finale aggiunge uno strato di profondità e tragedia alla storia del tutto imprevisto, elevandola al di sopra dei classici zombi-horror di cassetta e conferendole una dimensione emotiva gradevolmente amara. Il twist viene gestito con una certa sensibilità e risulta efficace nel suo impatto drammatico, chiudendo nel migliore dei modi un film sicuramente ben lontano dalla perfezione ma che ha qualcosa da dire.
Per altri titoli disponibili nel catalogo della piattaforma, ecco qua 3 splendidi film da vedere questa settimana su Amazon Prime Video.