Dall’altro aumentano i Paesi, Italia e Giappone in testa, che hanno un analogo rapporto fra giovani e anziani, sbilanciato comprensibilmente verso questi secondi. Fra questi c’è la Cina, dove già oggi vivono 220 milioni di over60.
«Abbiamo raggiunto i livelli demografici e l’aspettativa di vita attuali grazie alle evoluzioni della ricerca, della scienza medica, delle nostre abitudini», prosegue Palmarini. «Negli ultimi cinquant’anni, ogni dieci abbiamo guadagnato circa due anni di aspettativa di vita».
Una crescita costante che, secondo le previsioni statistiche di uno studio del novembre 2024, si sarebbe arrestata, complice anche l’influenza della pandemia da Covid19. Ma Palmarini specifica che «con l’arrivo dell’AI e con la potenziale amplificazione di alcuni ambiti di ricerca, nessuno può fare una previsione oggi di cosa potrà succedere alla nostra aspettativa di vita nei prossimi anni».
La sfida della longevità
Ciò che però sappiamo con certezza è che la percentuale anziana della popolazione nel prossimo futuro è destinata a crescere. Occorre quindi ripensare alcuni aspetti delle nostre vite e delle città in cui viviamo, partendo da una considerazione non secondaria: «siamo un pianeta più vecchio, ma siamo vecchi diversi: un settantenne degli anni Sessanta è diverso da un settantenne oggi».
Vero, e questo ci dovrebbe suggerire almeno due possibili evoluzioni, una nella narrazione che facciamo della vecchiaia e una sul ruolo che possono avere gli anziani.
«Partiamo con il riconoscere la dignità dell’invecchiamento e l’importanza di vivere a lungo in salute; la persona anziana non è un peso per la società, ma anzi può contribuire a farla crescere», continua Palmarini.
C’è poi il tema del lavoro, da intendersi non come una mansione retribuita, di cui magari a settant’anni siamo arcistufi, ma più che altro come un ruolo attivo nella società. «Avere uno scopo è uno dei driver principali della nostra salute. Se da un lato il lavoro può essere anche fare volontariato, dall’altro dobbiamo considerare le nuove possibilità aperte dall’AI: se sono un architetto di 80 anni, magari posso chiederle con un comando vocale di progettare un’abitazione e poi intervenire a posteriori grazie all’esperienza accumulata. È grazie a cambiamenti come questi che possiamo passare dalla società della vecchiaia a quella della longevità».
Dalle città al cibo: così si progetta la longevità in salute
Oggi sentiamo parlare di silver economy, cioè l’insieme delle soluzioni ideate per adattarsi a una società che invecchia, ma ciò a cui dovremmo pensare è «il passaggio a quella della longevità, con un impegno su due fronti. Il primo è l’intenzione di sfruttare anche gli anni della vecchiaia per avere il massimo dalla propria vita. Il secondo è che se vogliamo vivere a lungo dobbiamo iniziare a vivere in salute da giovani. Anche chi ha quattro anni sta invecchiando e ogni azienda dovrebbe reimmaginare i suoi prodotti pensando alla longevità: anche chi si occupa di prodotti prenatali ha a che fare con questi aspetti».