La rara forma di ingrossamento della tiroide si estendeva nel torace, arrivando a comprimere le strutture circostanti e a causare anche la perdita della voce. Un complesso intervento di tiroidectomia, compiuto nel Policlinico di Bari, ha permesso di rimuovere con successo, su una 65enne, un gozzo plongeant (o endotoracico) di circa sette centimetri. L’operazione chirurgica ha visto la partecipazione delle équipe dell’Unità operativa di Otorinolaringoiatria e di Cardiochirurgia.
La paziente, da circa cinque anni, aveva notato una massa nella parte anteriore del collo e un calo della voce. Il disturbo era dovuto alla pressione esercitata dal gozzo sul nervo che controlla la voce.
L’intervento
“Gli accertamenti radiologici – spiega il dottor Luigi Madami, otorinolaringoiatra che ha eseguito l’intervento nell’Unità operativa diretta dal professor Nicola Quaranta – hanno mostrato che la tiroide era ingrandita, con un’estensione di circa sette centimetri, si estendeva nel mediastino (la parte alta del torace) e spingeva la trachea verso sinistra, pur lasciandola libera nel passaggio dell’aria. Erano presenti anche piccoli noduli e calcificazioni. L’intervento di rimozione della tiroide (tiroidectomia) è stato eseguito con un approccio sternotomico, cioè aprendo parzialmente lo sterno grazie alla collaborazione multidisciplinare con i cardiochirurghi”.
Due équipe in sala operatoria
Per questo è stata necessaria la collaborazione di due équipe, quella di Otorinolaringoiatria e quella di Cardiochirurgia. In sala operatoria è intervenuta la dottoressa De Palo, con l’assistenza anestesiologica della dottoressa Toraldo.
Patologia rara
I gozzi plongeant o endotoracici sono rari: rappresentano fino al 15% dei casi di gozzo, ma solo in una piccola parte (1-8%) è necessario un intervento che coinvolge anche il torace, come in questo caso.
“Si è trattato di un intervento delicato per la posizione del gozzo e per la vicinanza a strutture importanti – ha concluso il dottor Madami – Il lavoro di squadra tra specialisti di diverse discipline è stato determinante per la buona riuscita dell’intervento. L’operazione è andata bene e la paziente è stata dimessa quattro giorni dopo, senza complicazioni”.