Processo a Nyon per un pilota australiano amico di Mick Schumacher: accusato di violenza sessuale su un’infermiera del sette volte campione del mondo

Si è aperto a Nyon, in Svizzera, il processo a carico di un pilota australiano, amico di Mick Schumacher, figlio del sette volte campione del mondo di Formula 1 Michael Schumacher. L’uomo, che non ha mai corso in F1, è accusato di aver compiuto violenza sessuale ai danni di un’infermiera nella residenza della famiglia Schumacher a Gland, sul lago di Ginevra.

L’episodio contestato risale alla notte del 23 novembre 2019. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, quella sera il giovane pilota si trovava nella villa insieme a due colleghe della vittima, parte del team medico che da anni assiste Michael Schumacher in seguito al grave incidente sugli sci avvenuto nel 2013 a Méribel, in Francia.

F1 | Shock a casa Schumacher: violenza sessuale su un'infermiera nella villa del campione@SchumacherMick on X

Violenza sessuale in casa Schumarcher: cosa è successo

Durante la serata, trascorsa in modo conviviale tra una partita a biliardo e alcuni drink, la donna si sarebbe sentita male dopo aver bevuto alcolici. Sarebbe quindi stata accompagnata a riposare in una stanza al piano superiore della villa. Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’uomo avrebbe poi raggiunto la camera e, approfittando dello stato di incoscienza della vittima, avrebbe commesso violenza sessuale per due volte.

La donna, che all’epoca lavorava stabilmente per la famiglia Schumacher come infermiera, avrebbe denunciato l’accaduto in seguito, facendo scattare l’indagine che ha portato al processo attualmente in corso.

L’imputato nega ogni accusa, sostenendo che non vi sia stato alcun abuso e che l’intera vicenda sia frutto di un malinteso. Sarà ora compito del tribunale di Nyon stabilire la verità dei fatti e valutare la responsabilità dell’uomo alla luce delle testimonianze e delle prove raccolte.

Il caso ha destato grande attenzione mediatica per il coinvolgimento indiretto della famiglia Schumacher, che tuttavia non ha rilasciato alcun commento ufficiale sulla vicenda.

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