VERONA – Sul traguardo all’ombra dell’Arena non poteva che entrarci tutto solo Isaac Del Toro. I giochi di parole per questo giovanotto di 21 anni che arriva dalla Baja California si sprecano, esattamente come gli elogi. Con quella al Giro del Veneto, sono 16 le vittorie conquistate dal messicano del UAE Team Emirates XRG.
Se non c’è Pogacar al via, quando si guarda la startlist di gare altimetricamente molto mosse e si legge il nome di Del Toro, si può già sapere in che direzione andrà la corsa. Lo schema è sempre quello, forse proprio come ci diceva in mattinata Baldato: la miglior difesa è l’attacco. E allora, ripresa la classica fuga di giornata, quando la testa della corsa sale per la quinta ed ultima volta sulle Torricelle, ad 11 chilometri dalla fine si scatena Isaac. Un copione già visto con lui per sette volte negli ultimi quaranta giorni.
E oltretutto, a scanso di equivoci dopo aver superato quello ufficiale della Columbia HTC del 2009, con questa affermazione la UAE raggiunge quota 95 successi stagionali, andando ad eguagliare quello della Mapei-GB nel 1997, che però contò anche gare minori. Insomma, se vogliono prendersi il record dei record, hanno ancora qualche occasione, a cominciare dal Veneto Classic di domenica.


Imparare dal più forte
La grandezza di un fuoriclasse è quella di saper far crescere il livello sia della squadra intesa come gruppo di persone, compreso lo staff, sia dei compagni. Qualcosa del genere era riuscito a farlo un “primo” sloveno, Roglic con l’allora Jumbo. Ora è il turno di un altro sloveno, ma più in grande. Correre assieme a Pogacar e viverlo durante i ritiri è una sorta di fonte di ispirazione per Del Toro.
«Fare le gare con Tadej – dice Isaac in conferenza stampa – è un gioco diverso con la squadra, specie in quelle più dure. Quando si corre con lui è incredibile, si può imparare tanto. Nelle ultime corse che ho fatto con Tadej, la squadra mi ha lasciato un po’ più libero da compiti, proprio per capire da vicino come farle al meglio. Ovvio che poi dobbiamo aiutarlo il più possibile quando lui è in difficoltà».


Dimensione in crescita
Al termine del Giro dell’Emilia, il direttore operativo Andrea Agostini ci aveva detto come il talento di Del Toro gli fosse scoppiato in mano dopo il Giro d’Italia, quanto avesse ancora margini di miglioramento.
«Penso che la mia crescita fisica – spiega Isaac ripensando alla Corsa Rosa e ciò che è arrivato successivamente – è andata molto meglio di quello che ci attendevamo. Sicuramente se dovessi ripetere una annata simile, posso crescere ancora più velocemente, ma quando la testa è stanca la voglia di faticare viene meno e allora bisogna pensare a recuperare.
«Ho ancora 21 anni – prosegue con un buon italiano imparato a San Marino – e né la mia squadra né il mio preparatore hanno voglia di farmi fare tante ore di allenamento. Anzi, penso di essere uno degli atleti della UAE che si allena di meno. E’ una cosa che stiamo gestendo proprio perché sono giovane e devo avere ancora voglia di allenarmi e correre quando avrò 25 anni. Devo saper aspettare e sono certo che crescerò ulteriormente».


Recupero psicofisico
Col Giro del Veneto va in archivio il 2025 di Del Toro, iniziato il 15 febbraio. Esattamente otto mesi agonistici per un totale di 71 giorni e 12148 chilometri di gara. Il diritto di pensare alle vacanze è sacrosanto.
«No, non mi dispiace non correre alla Veneto Classic – risponde accennando ad un sorriso – anche se arrivavo da un bel filotto di vittorie e buoni risultati. Sono contento di finire così la stagione perché altrimenti avrei messo più pressione a me e alla squadra. E’ vero che sarebbe stata una gara alla fine, ma meglio iniziare già a recuperare per i prossimi obiettivi. E poi così finisco con 16 vittorie, anche perché mi state dicendo che il 17 in alcuni casi può portare sfortuna e non voglio rischiare (dice ridendo, ndr).
«Per me le vacanze – finisce il discorso – sono un po’ diverse da quello che pensano tutti. Mi basta stare a casa con la famiglia. Sono di Ensenada (località sull’Oceano Pacifico, circa 100 chilometri a sud del confine tra California e Messico, ndr) e mi godrò il riposo laggiù. Ora come ora è troppo presto pensare a quali gare farò nel 2026 e se ve lo dicessi commetterei un errore perché ancora non so nulla».


Vittorie, pressioni e zero polemiche
Vale la pena anche chiarire alcune circostanze dell’ultimo periodo. Incentivi a vincere sempre e comunque a scapito di interessi generali o di malcontenti in gruppo. Le parole di Del Toro e Scaroni non lasciano adito a dubbi.
«La squadra – chiude Isaac – non ci ha mai messo pressione di ottenere un determinato numero di vittorie, tanto meno di arrivare a 100. Noi vogliamo fare bene ogni gara, grazie alle caratteristiche di ogni nostro corridore. Quando tutti stiamo bene è più facile centrare gli obiettivi, ma soprattutto più semplice lavorare bene».
«C’è stata tanta polemica in ciò che ho detto dopo il Gran Piemonte – ha specificato Scaroni in mixed zone – e alcuni hanno voluto strumentalizzare le mie parole. Intendevo dire che a fine 2025 chiuderanno in tre squadre, di cui due WorldTour, e credo che tutti abbiano bisogno di visibilità. Era solo un dato di fatto. Ho sottolineato più volte che i corridori UAE sono pagati per fare il miglior risultato e hanno fatto bene a farlo, però ho letto che molti media hanno preferito fare speculazioni. Non bisogna fermarsi solo al titolo. E comunque da parte mia c’è stata stima nei confronti della UAE dove ho tanti amici come lo stesso Del Toro oppure Covi. O come Matxin che è stato uno dei pochi di altre squadre a chiamarmi dopo il mio infortunio alla Strade Bianche».