Nel 2016, al prologo del Giro d’Italia, la maglia rosa cambiò “per un centesimo”. Dumoulin s’impose su Roglic con una differenza di 0,01 s, che equivalse a una distanza di circa 14,72 centimetri, calcolando una velocità di 53 km/h. L’episodio gettava una domanda sul tavolo: se il photo-finish assicura precisione al traguardo, lo stesso rigore è garantito alla partenza? Tradizionalmente, il corridore è trattenuto da un giudice fino al via; quell’“uomo che tiene il corridore” può introdurre un margine di differenza, anche minuscolo, che in una gara contro il tempo può contare. Come in quel caso potrebbe fare la differenza tra una maglia rosa conquistata e il secondo gradino del podio. Oltre che nel risultato, la differenza diventa economica, naturalmente di prestigio.
Facciamo un salto avanti di quasi dieci anni. Il Tour of Holland ha appena introdotto una novità radicale per la cronometro individuale. Le partenze non saranno più affidate alla mano di un ufficiale, bensì a blocchi di partenza ispirati al BMX(drop plate). Al via, il corridore è posto su una piastra: al termine del conto alla rovescia, la struttura si abbassa e, nello stesso istante, inizia il cronometraggio. Non c’è spazio per discrezionalità, né per chi parte “prima” o “dopo” di un istante qualunque — l’orologio scatta automaticamente per tutti.
Il sistema adottato al Tour of Holland è stato fornito da Pro-Gate, azienda già in orbita UCI per la fornitura dei cancelli proprio delle gare di BMX. In particolare quello che abbiamo visto utilizzato nel prologo è un cancelletto individuale che viene usato dai praticanti di BMX per allenare le partenze e adattato al caso.
Il cancelletto individuale realizzato da Pro Gate. Al momento giusto scatta il blocco e la molla tira giù lo sbarramento (foto: Pro Gate, in apertura, foto: wielerflits).
Dalla teoria alla pratica: vantaggi, sfide e obiezioni
Questa innovazione punta a eliminare una delle zone grigie delle cronometro che ancora venivano lasciate alla inevitabile mano imprecisa dell’uomo.
Facile? Da un punto di vista assoluto si direbbe di sì. Il sistema, in realtà, porta con sé una complicaizone tecnica che richiede un minimo di apprendimento da parte del ciclista che, in caso di movimento errato o di forzatura del sistema potrebbe trovarsi a perdere tempo o, addirittura, a cadere.
Un ponte ideale tra 2016 e 2025
Immaginiamo che nel 2016 si fosse applicata questa tecnologia: il centesimo che costò la maglia rosa sarebbe probabilmente stato assorbito o evitato nella fase di partenza, mutando – forse – l’esito stesso della corsa. Era un’ipotesi romantica ma valida come spunto di riflessione: se la partenza è imprecisa, anche la classifica rischia di essere “macchiata” da un dettaglio infinitesimale. L’innovazione vista in Olanda è un tentativo sensato di colmare quel vuoto tecnico di cui più di un tecnico ci aveva parlato in passato. Nelle gare più importanti è probabile che vedremo l’adozione di questo sistema nel prossimo futuro.
(in collaborazione con Lorenzo Arena)