Dopo tanti anni a nuotare controcorrente, Stefano Giuliani ha deciso di dire basta. A 68 anni, dopo una lunga carriera da corridore e una ancor più lunga da dirigente, l’abruzzese termina con questa stagione l’ultimo suo impegno alla guida della Monzon Incolor Gub. Poi non è che starà in pantofole, non è proprio da lui. Recentemente è stato nominato presidente dell’UC Perna che organizza il Trofeo Matteotti, quindi si dedicherà anima e corpo all’organizzazione della classica pescarese.

I tanti anni passati in ammiraglia non possono però andare così presto nel dimenticatoio. Perché mettere la parola fine a questa lunghissima esperienza? Non è solo un discorso di stanchezza fisica perché parlando con Giuliani, la verve è sempre quella: «Partiamo dal presupposto che non volevo mollare, perché sono un tipo che non molla mai, ma deve avere un senso. Io mi sono sempre adattato come un camaleonte ai vari passaggi epocali. A quest’ultima avventura ho dedicato 8 anni di sacrifici e ho visto il ciclismo cambiare profondamente, cambiare la sua cultura. Mi sono convinto ad esempio che una continental ha molto più senso di una professional, se intesa come occasione per tanti ragazzi di correre, per mettersi in evidenza e trovare una propria strada. Ma anche come la intendevamo noi, una squadra aveva bisogno di fondi sempre maggiori, ormai non ce la facevamo più».

La Monzon Incolor Gub era nata con altro nome nel 2018, con affiliazione sempre in Romania (foto Facebook)La Monzon Incolor Gub era nata con altro nome nel 2018, con affiliazione sempre in Romania (foto Facebook)

La Monzon Incolor Gub era nata con altro nome nel 2018, con affiliazione sempre in Romania (foto Facebook)La Monzon Incolor Gub era nata con altro nome nel 2018, con affiliazione sempre in Romania (foto Facebook)

A proposito di avventure in ammiraglia, quale ricordi con maggiore affetto?

Sicuramente quella con la Fantini, partendo da zero e arrivando a una squadra professional conosciuta e ammirata in tutto il mondo. Dove si lavorava a un certo livello. Ero determinato a convincere gli investitori a fare una squadra con un mix di vecchio e nuovo. Per certi versi anticipando anche i tempi di oggi. Ero molto soddisfatto, sotto l’aspetto tecnico si vinceva ancora. Poi sono ripartito, testardo come sono, più o meno con le stesse soluzioni, cercando investitori. Ma non era più la stessa cosa, anche perché lottare in un mondo dove a vincere sono sempre quelle 3-4 squadre alla fine ti logora e toglie la voglia. Perché è sempre una questione di soldi…

Qual era la tua formula?

Io ho sempre pensato a squadre internazionali, perché avere sempre più Nazioni significa più apertura per le gare, più attenzione generalizzata, più possibilità d’investimento, il tutto per dare spazio  dei giovani che magari non hanno avuto la stessa possibilità di poter emergere. Il mio sogno, ora posso dirlo, era entrare nella filiera di una WorldTour perché quel concetto, pur con mille contraddizioni, ha un senso, ma non me ne hanno data la possibilità. Così sono andato avanti da solo, finché ho potuto.

La Vini Fantini è stata una delle più belle esperienze per Giuliani, perché portata ai vertici

La Vini Fantini è stata una delle più belle esperienze per Giuliani, perché portata ai verticiLa Vini Fantini è stata una delle più belle esperienze per Giuliani, perché portata ai vertici

Nel ciclismo di oggi c’è qualcosa che ti piace?

I giovani, che fanno sacrifici almeno quanti ne facevamo noi. Ma noi li facevamo per fame, loro per moda, per arricchirsi: il che ha anche un senso. Solo che così il ciclismo è diventato uno sport per vip, dove già come famiglia devi investire tanto. Sono tutte ragioni per le quali bisognerebbe riflettere: a che pro continuare quando fai fatica a fare un budget? La cosa che non va è che gli investitori molto probabilmente non credono più a questo sport paragonandolo con altri. Sono andato in Cina e ho trovato sponsor disponibili a investire con bici performanti, perché oggi ai ragazzi non gli puoi dare una sottomarca.

Dopo tanti anni da dirigente, quali sono quelli che ti sono rimasti più nel cuore, dove ti divertivi di più?

Sicuramente i primi, anche se non ero maturo, ma avevo una verve che trascinava tutto il gruppo. E’ stato un periodo un po’ più spavaldo, si può dire garibaldino con la Cantina Tollo, eravamo tre soci. Beh, da quella squadra ne vennero fuori tre quando io, Santoni e Masciarelli scegliemmo tre strade diverse, ma evidentemente eravamo tutti e tre capaci, perché Fantini, Domina Vacanze e Acqua e Sapone sono state tre pietre miliari. C’era più movimento, più posti di lavoro, più possibilità di emergere. Prendevo quei ragazzi che magari non mi consigliavano, gli estroversi, gli artisti, un po’ come mi definisco io, quelli che non riescono a esprimersi in un mondo così asettico.

Il lettone Kristians Belohvosciks ha preso parte anche a mondiali ed europei (foto Facebook)Il lettone Kristians Belohvosciks ha preso parte anche a mondiali ed europei (foto Facebook)

Il lettone Kristians Belohvosciks ha preso parte anche a mondiali ed europei (foto Facebook)Il lettone Kristians Belohvosciks ha preso parte anche a mondiali ed europei (foto Facebook)

C’è un nome che ti è rimasto impresso?

Penso che la chicca di quell’esperienza, per non farla lunga, è stato Ivan Quaranta. Aveva smesso oramai e quindi io feci questa scommessa con lui e con me stesso perché era un talento e i talenti non si possono perdere. Cercai di recuperarlo, trovammo un buon feeling e vinse quattro tappe vestendo pure la maglia rosa al Giro, questo mi dà un gran soddisfazione personale. Ma ce ne metto anche un’altra.

Quale?

Lo sciopero per i diritti televisivi al Giro. Ci fu una riunione con gli sponsor dove eravamo 10 squadre, quel giorno si decise che chi vinceva non andava sul podio. Io pregavo di non vincere perché ero con una squadra sì tra le 10, ma non era la più influente. Quaranta invece vinse, non andò sul palco, esplosero le polemiche e alla lunga ho pagato quel gesto, del quale però non mi sono mai pentito perché avevo dato la mia parola.

Quest'anno la squadra di Giuliani ha colto molti piazzamenti, soprattutto in Cina, sede dello sponsor tecnico (foto Facebook)Quest’anno la squadra di Giuliani ha colto molti piazzamenti, soprattutto in Cina, sede dello sponsor tecnico (foto Facebook)

Quest'anno la squadra di Giuliani ha colto molti piazzamenti, soprattutto in Cina, sede dello sponsor tecnico (foto Facebook)Quest’anno la squadra di Giuliani ha colto molti piazzamenti, soprattutto in Cina, sede dello sponsor tecnico (foto Facebook)

Tu adesso ti concentri sull’organizzazione del Trofeo Matteotti. E’ una strada che ti interessa di più in questo momento?

Sono già 7 anni che ci sono dentro, affiancando il presidente Sebastiani, che è presidente anche del Pescara Calcio. Ma non andava come volevo io, era una gara destinata a finire. L’edizione di quest’anno è stata montata in pochissimi giorni, ma sapevo che potevo farcela, anche se c’erano tanti gufi che cantavano già il de profundis. Ora però bisogna fare le cose per bene. Amo questa corsa, era quella di quand’ero bambino, sono arrivato due volte terzo, una volta quinto. Quando andavo male finivo vicino ai primi 10. Era il mio mondiale. Ora devo restituirgli qualcosa…