“Non ci sono vaccini. Non ci sono terapie. E, come spesso accade in Italia, non c’è nemmeno una vera prevenzione”. Così Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino, riaccende i riflettori sul virus West Nile.
Una malattia ormai endemica nel nostro Paese, che si presenta ogni estate e trova terreno fertile in un clima sempre più caldo, umido, e in città, come Genova, che faticano a mettere in campo strategie tempestive.
“L’Italia non è in grado di fare prevenzione sulle malattie infettive. Non a livello locale, non a livello regionale, non a livello nazionale. Corriamo sempre ai ripari quando i buoi sono scappati”. Una denuncia netta, che Bassetti affida prima ai giornali e poi ai social, mentre si moltiplicano in diverse regioni i casi di infezione.
Non è la prima volta che lo dice. Ma il virus West Nile continua a trovare spazio, anche quest’anno, mentre i Comuni, secondo Bassetti, si muovono in ritardo tra disinfestazioni improvvisate, poca informazione ai cittadini, zero formazione ai medici su come riconoscere e trattare l’infezione. Che, va ricordato, non ha una cura.
La Liguria non è fuori da questo quadro. E Genova, in particolare, ha già avuto un ruolo rilevante nella storia recente delle infezioni “da zanzara”. A partire dalla fine degli anni ’90, quando fu proprio nel porto del capoluogo ligure che arrivò, da un carico di copertoni proveniente dagli Stati Uniti, la Aedes albopictus, meglio nota come zanzara tigre. Da lì in poi, la sua diffusione è stata costante, favorita dalle estati sempre più lunghe e dalla densità abitativa.
Oggi le infezioni trasmesse da zanzare attive sul territorio italiano sono almeno tre: West Nile, Dengue e Chikungunya. Tutte virali, tutte in espansione, tutte accomunate da un solo elemento certo: la puntura dell’insetto. Ma diverse per diffusione, gravità e possibilità di cura.
La West Nile è trasmessa dalla comune zanzara Culex pipiens, presente ovunque. I sintomi gravi riguardano una minoranza dei casi, ma tra gli anziani e i fragili può causare encefaliti, coma e persino decessi. Non esistono terapie né vaccini disponibili in Europa. È il virus più silenzioso, ma anche quello che circola di più.
Diversa la situazione per la Chikungunya, veicolata dalla zanzara tigre. I primi casi in Italia risalgono al 2007, ma l’infezione è ancora oggi priva di cura: provoca febbre alta, dolori articolari fortissimi che costringono a rimanere immobili, e può lasciare dolori cronici per mesi. Anche qui, l’unica difesa è evitare la puntura.
Poi c’è la Dengue, detta “febbre spacca-ossa”, per i dolori muscolari e articolari che può provocare. In alcuni casi può evolvere in febbre emorragica, con conseguenze gravi. Esistono due vaccini, ma sono ancora poco diffusi e soggetti a limitazioni d’uso.
Tre infezioni diverse, ma unite da un comune denominatore: la mancanza di prevenzione che, secondo Bassetti, continua a essere il vero tallone d’Achille del sistema sanitario.
Le condizioni per una circolazione stabile dei virus ci sono tutte. Eppure, anche quest’anno, in Liguria i piani anti-larvali sono partiti in sordina, senza campagne pubbliche diffuse né veri protocolli condivisi. Nei quartieri collinari come nel centro città, i ristagni d’acqua restano lì. Le zanzare anche.
“Nel 2022 ci sono stati oltre 500 casi, anche con decessi. E nessuno ha detto niente – osserva Bassetti – oggi ci si allarma, ma forse solo perché ci si è accorti di non aver fatto nulla”.
Un virus che torna ogni estate, un clima che cambia, e un sistema che resta immobile, anche in Liguria.