di
Fabrizio Caccia
La premier replica alle dichiarazioni del leader della Cgil che su La7 ha detto: «Meloni si è limitata a fare la cortigiana di Trump». E lei: «Ecco la diapositiva della sinistra che per decenni ci ha fatto la morale sul rispetto delle donne»
L’ultima stretta di mano tra Giorgia Meloni e Maurizio Landini ci fu l’8 maggio scorso, a Palazzo Chigi, in un incontro per la sicurezza sul lavoro. Ma poi il rapporto tra i due si è inasprito, fino a martedì sera quando Landini, ospite di Giovanni Floris su La7, ha definito Meloni «la cortigiana di Trump» su Gaza.
Un termine sessista, come segnalato subito dallo stesso conduttore in trasmissione. E ieri, con un post sui social, a replicare è stata la premier: «Landini, evidentemente obnubilato da un rancore montante (che comprendo), mi definisce in tv una cortigiana. Penso che tutti conoscano il significato più comune, ma, a beneficio di chi non lo sapesse, ne pubblico la prima definizione che si trova su Internet. Ed ecco a voi un’altra splendida diapositiva della sinistra: quella che per decenni ci ha fatto la morale sul rispetto delle donne, ma che poi, per criticare una donna, in mancanza di argomenti, le dà della prostituta». E a corredo, appunto, Meloni ha pubblicato la definizione di «cortigiana» tratta da un dizionario: «Donna dai facili costumi, etera; eufem: prostituta».
Ne è scaturita una grande polemica, con la solidarietà alla premier espressa dalla sua maggioranza («la libertà di espressione non è libertà di insultare», la chiosa su X del ministro della Difesa Guido Crosetto) ma anche da esponenti del Pd, come la vicepresidente dell’Europarlamento Pina Picierno: «Il linguaggio offensivo e sessista non è solo una questione di civiltà, ma un ostacolo concreto alla piena agibilità delle donne nella società italiana. Mi auguro che Landini si scusi». E ancora, il senatore dem Filippo Sensi: «Penso — lo dico al segretario Cgil — che a chiedere scusa si mostri forza e non debolezza».
Di sicuro le ruggini tra i due risalgono già ai primi mesi del governo Meloni. L’ultimo scontro c’è stato il 3 ottobre, il venerdì dello sciopero generale della Cgil per Gaza, bollato dalla premier come un’occasione per fare «un weekend lungo».
Landini stesso, però, il 7 ottobre scorso condannò i cori sessisti contro Meloni dei pro Pal a Roma («la Cgil da sempre si batte per superare quella cultura patriarcale che è all’origine di ogni forma di violenza verso le donne»). Eppure stavolta c’è cascato lui nel sessismo, anche se ieri, come già da Floris, ha voluto spiegare: «Nessun insulto sessista e nessun rancore. Avevo immediatamente chiarito, per evitare qualsiasi fraintendimento o strumentalizzazione, cosa intendevo dire: che Meloni sul Medio Oriente è stata alla corte di Trump, ha fatto il portaborse di Trump. Ho espresso un giudizio politico».
Ma le critiche non si sono placate: «Non oso immaginare il profluvio di parole sdegnate se il termine fosse stato usato per Elly Schlein», il commento al vetriolo del presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi.
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16 ottobre 2025 ( modifica il 16 ottobre 2025 | 23:37)
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