Fughe da fermo, il cui titolo si ispira all’esordio letterario di Edoardo Nesi, vuole essere uno stimolo per ritrovare il piacere di leggere. Dunque, ogni settimana, insieme a Martina Fasola del Libraccio di Como, che già collabora alla rassegna culturale Strade Blu Live, vi suggeriamo tre nuove letture per il weekend. La magia di un libro è anche quella di accompagnarti in altri mondi, di farti entrare in empatia con i suoi protagonisti. Di prenderti per mano e riconsegnarti altrove, con la sensazione di avere vissuto un’esperienza nuova da conservare nel tempo. E allora buon viaggio tra le pagine di queste nuove storie, ovunque vi conducano anche in autunno.
1 . I quattro che predissero la fine del mondo. Abel Quentin
Edizioni e/0
Da leggere perché. Ispirato alla storia vera dei quattro scienziati che nel 1972 pubblicarono quello che sarebbe passato alla storia come il Rapporto sui limiti dello sviluppo. Il testo gettò nel panico la comunità internazionale: se la traiettoria dello sviluppo mondiale non fosse cambiata, da lì a poco avremmo raggiunto il collasso. Questo romanzo è la loro storia, scritto mentre il mondo si trova ad affrontare sfide di portata ancora maggiore.
Sinossi
Berkeley, anni Settanta. Dipartimento di dinamica dei sistemi. Quattro giovani ricercatori apportano gli ultimi ritocchi al rapporto che cambierà loro la vita. I risultati dell’IBM360, alias «Big Baby», sono senza appello: se la crescita industriale e demografica non rallenta, il mondo così come lo conosciamo collasserà nel corso del XXI secolo. In seno alla squadra ognuno reagisce secondo il proprio temperamento: la coppia di americani, Mildred e Eugene Dundee, decide di salire sul ring per allertare l’opinione pubblica; il francese Paul Quérillot pensa alla propria carriera e sogna di vivere una vita piena; e che fine ha fatto l’enigmatico Johannes Gudsonn, il norvegese, genio della matematica? Alcuni dicono che sia impazzito dopo aver visto i risultati della ricerca. Dopo cinquant’anni dalla pubblicazione, il giornalista Rudy Merlin si trova a dover fare un reportage sul Rapporto 21 e i suoi autori. Appassionandosi sempre di più all’argomento, Rudy parte alla ricerca del quarto scienziato.

2 . Nowhere Man . Aleksandar Hemon
Crocetti
Da leggere perché. Nowhere Man è il ritratto caleidoscopico di un “uomo che non c’è”, bloccato in America dalla guerra in Bosnia. “…Quel sentimento che i bosniaci chiamano sevdah – la piacevole sofferenza spirituale che si prova quando si accetta che la propria vita è fatta anche di dolore e ci si abbandona al piacere di questo preciso momento.”
Sinossi
Originario di Sarajevo, dove trascorre l’adolescenza cercando di diventare la versione bosniaca di John Lennon, Jozef Pronek arriva negli Stati Uniti nel 1992, giusto in tempo per assistere allo scoppio della guerra nel suo paese, ma troppo presto per essere un vero rifugiato. In effetti, la tipica risposta di Jozef alle domande sulle sue origini e sulla sua etnia è “Sono complicato”. Raccontato da una serie di narratori perspicaci che tracciano il suo percorso da Sarajevo a Chicago – da un incontro esilarante con il primo presidente Bush a uno, assai meno divertente, con un serbo pesantemente armato assunto per consegnare i documenti del tribunale –, commovente, inquietante ed esaltante nel suo virtuosismo.

3 . Atlante della luce e dell’ombra . Sylvain Tesson
Sellerio
Da leggere perché. Trentuno racconti per accompagnarci nei luoghi più disparati e ameni del mondo, dalla Russia post-sovietica alla Siberia, dall’India all’Himalaya. La lente attraverso cui Sylvain Tesson ci racconta la realtà in cui viviamo è forse ancor più affascinante del solito: a muovere la narrazione è infatti la ricerca della luce e dell’ombra, le albe dell’Est e i tramonti dell’Ovest, in una dialettica mai risolta, mai pacificata.
Sinossi
È un cerchio perfeUna storia d’amore fatale tra un’archeologa e un geologo nel corso di una missione scientifica, un guardiano dello zoo dal talento unico nel curare gli animali e nello sprofondare tra le visioni della vodka; un reduce della guerra in Afghanistan chiamato a proteggere dalla violenza degli orsi i bambini di un piccolo villaggio della Siberia. Il viaggio di una vita per raggiungere l’Oceano Pacifico dall’Ucraina; una spedizione sull’Himalaya alla ricerca di animali fantastici e forse reali; un segreto custodito per decenni nella cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca. “Atlante della luce e dell’ombra” è un caleidoscopio di vicende ed emozioni, di speranze e violenza, di baratri ed estasi. Una collezione di personaggi e di luoghi ogni volta sorprendenti. L’arte del racconto in Sylvain Tesson si distingue per la capacità di condensare esperienze lontane, paesaggi estremi e tensioni culturali in testi brevi, potenti, fulminanti. Le ombre più oscure vengono scosse da un umorismo malinconico, il destino degli uomini si consuma nella forza brutale del paesaggio, negli enigmi e nella fascinazione della natura. La geografia di Tesson dissolve il centralismo occidentale trasportandoci in un teatro che va dalla Russia post-sovietica alla Siberia, dall’India al Tibet, e la lente attraverso cui ci racconta il nostro tempo è qui forse ancora più affascinante del solito: a muovere le narrazioni è la ricerca della luce e dell’ombra, le albe dell’Est e i tramonti dell’Ovest, in una dialettica mai risolta, mai pacificata. Al centro delle sue storie ci sono le incomprensioni radicali tra vecchi e nuovi mondi, gli scontri tra culture e religioni, le distruttive contraddizioni delle società contemporanee. A volte, a scardinare tutto, c’è la follia – degli individui, delle passioni, della politica, delle ideologie. Altre c’è solo l’assunzione abbagliante della realtà cosi com’è, nella sua ferocia e nella sua bellezza. Come se Sylvain Tesson volesse ricordarci – con la nonchalance di chi non pretende d’insegnare nulla – che vivere, ovunque ci si trovi, è sempre un precipitare dall’alto.
