Il prossimo 21 ottobre uscirà in tutto il mondo Nobody’s Girl: A Memoir of Surviving Abuse and Fighting for Justice, il libro postumo di Virginia Giuffre. La donna, morta suicida lo scorso aprile a 41 anni, aveva accusato di abusi sessuali, subiti quand’era appena diciassettenne, sia il miliardario pedofilo Jeffrey Epstein che Andrea d’Inghilterra. Epstein si è ucciso in prigione nel 2019. Il duca di York, che ha sempre negato tutto, nel 2022 ha schivato un processo per abusi sessuali su una minorenne liquidando Giuffre con diversi milioni di sterline. Ora, con l’uscita postuma delle memorie di Virginia, completate poco prima della sua morte e scritte con la giornalista Amy Wallace, si riaprono le ombre di un sistema di potere fondato su silenzio e sfruttamento. Virginia nel memoir offre un racconto ampliato delle sue accuse di lunga data, raccontando nel dettaglio il «mondo disgustoso» di Epstein e tornando ad accusare il principe Andrea.

Virginia racconta di aver conosciuto Epstein nell’estate del 2000, poche settimane prima di compiere 17 anni, mentre lavorava come addetta alla spa del Mar-a-Lago Club di Donald Trump, a Palm Beach, in Florida. Secondo la sua versione, fu la compagna di Epstein, Ghislaine Maxwell (che sta scontando una condanna a venti anni di reclusione), ad assumerla come “massaggiatrice”. Ben presto, sostiene Giuffre, Maxwell ed Epstein la spinsero a compiere atti sessuali durante i massaggi e a seguirli nelle residenze di Epstein a New York, nelle Isole Vergini americane e nel New Mexico, dove le sarebbero stati presentati vari uomini famosi, alcuni dei quali — racconta — le furono imposti come partner sessuali. «Avevo bisogno che lui (Epstein, ndr) non fosse un pedofilo egoista e crudele. Così mi sono detta che non lo era», scrive Giuffre, descrivendo i pensieri che la portarono a restare quasi due anni in quell’inferno.

Nel libro la donna parla anche di Andrea di York. In particolare, in un passaggio anticipato dal Guardian, Giuffre ricorda la prima volta che Ghislaine Maxwell le disse: «Incontrerai un bel principe. E dovrai fare per lui quello che fai per Jeffrey (Epstein, ndr)». All’epoca, era il 2001, Virginia aveva 17 anni. Quando Andrea arrivò a casa di Epstein, Ghislaine Maxwell gli chiese di indovinare l’età della ragazza: «Il Duca di York, che all’epoca aveva 41 anni, indovinò: 17. Mi disse che le sue figlie erano un po’ più piccole di me, per questo era riuscito a indovinare». A quel punto Maxwell e Epstein si ritirarono nelle loro stanze e le fecero capire che avrebbe dovuto “prendersi cura del principe”. Il duca di York, continua Giuffre, «era abbastanza amichevole, ma comunque presuntuoso. Era come se credesse che fare sesso con me fosse un suo diritto di nascita». Il giorno dopo, continua Virginia, Ghislaine Maxwell le disse: «Sei stata brava. Il principe si è divertito». E Epstein, in cambio delle sue prestazioni, le diede 15mila dollari. Nel memoir Giuffre racconta anche di aver incontrato Donald Trump – una sola volta a Mar-a-Lago, dove lavorava suo padre – ma specifica di non accusarlo di alcun comportamento scorretto. Trump, racconta, «non avrebbe potuto essere più gentile», e le offrì aiuto per trovare lavoro come babysitter.