Le banche su base volontaria per il prossimo triennio dovranno versare allo Stato un’imposta del 27,5% se vorranno distribuire utili ai propri soci. Il via libera nel Consiglio dei ministri

La manovra 2026 che prevede 18,4 miliardi di interventi a favore dell’economia, coperti da un minimo aumento del deficit e da 17,3 miliardi di minori spese e maggiori entrate, fa affidamento su 4,3 miliardi di «misure a carico del settore finanziario e assicurativo», che diventano 11 in tre anni. L’accordo è stato raggiunto nella serata di giovedì 16 ottobre quando si sono conciliate le richieste di Forza Italia da una parte e della Lega dall’altra: alla fine si è trovata una soluzione in qualche modo simile a quella del 2023 con il risultato di ottenere il gettito previsto senza tassare tecnicamente gli extraprofitti, come chiesto da Forza Italia, e ottenendo comunque il «doveroso contributo» delle banche come auspicato dalla Lega. 

Salvini: «Non è un esproprio»

Un obiettivo che il vicepremier Matteo Salvini rivendica, come sottolineato a Sky poco prima del Consiglio dei ministri sulla manovra previsto per oggi alle 11: «Tra un’ora e 20 minuti abbiamo un Cdm sulla legge di bilancio» con l’obiettivo di «aumentare, non per tutti, pensioni e stipendi, di cancellare le cartelle esattoriali fino al 2023, assumere medici e infermieri». In questo contesto «chi ha di più deve dare di più. Le banche quest’anno chiuderanno con profitti per oltre 50 miliardi di euro, se ne guadagneranno “solo” 45… penso che sia una cosa utile anche per gli anni a venire. In un momento di difficoltà di più chi ha di più deve dare di più», «non è un esproprio proletario». 



















































La tassazione al 27,5%

Ma come funziona la tassazione per banche e assicurazioni? Dal mix di interventi è scomparsa formalmente la tassazione sugli extraprofitti così come chiedeva Forza Italia: nella manovra 2026 non sarà prevista una sola misura per banche e assicurazioni ma, appunto, una serie di interventi per raggiungere il gettito previsto di 4,3 miliardi per due anni più 2,5 miliardi per il terzo. In tutto circa 11 miliardi in un triennio. Ricalcando la soluzione trovata nel 2023, sarà applicata un’imposta del 27,5%, anziché del 40%, sugli utili maturati dagli istituti di credito posti a riserva: in pratica le banche, su base volontaria, per il prossimo triennio dovranno versare allo Stato un’imposta del 27,5% se vorranno distribuire utili ai propri soci. La notizia non è stata accolta positivamente in Borsa, con Piazza Affari che ha aperto in calo dell’1,9% in scia alle perdite dei principali titoli bancari.

17 ottobre 2025 ( modifica il 17 ottobre 2025 | 10:46)