Tornare a casa è difficile. Il silenzio può far molto rumore. Springsteen racconta, ancora oggi, che non ha problemi a stare 4 ore su un palco, ma quello che gli fa paura sono le altre 20. E così, mentre tutti lo riconoscono, lui non sa chi è in questo momento della sua vita. Quell’ombra minacciosa di suo padre, sempre presente, in momenti come questo si fa ancora più lunga. Nel frattempo il mondo, cioè la discografia, chiede a Springsteen l’album della consacrazione. Gli chiede 3 nuovi singoli di successo, da mandare in radio. Ma lui, parlando con il fidato Jon Landau, dice. “Noi non siamo così. Stiamo pensando all’album. All’intera storia”. Sentire parole così, nell’epoca che sta vivendo la musica, è commovente.

La storia di un assassino raccontata in prima persona

Il momento in cui nasce Nebraska

E così, da solo, in quella casa tra i boschi, Springsteen vede Badlands (da noi conosciuto come La rabbia giovane) di Terrence Malik, la storia di un serial killer. Comincia a studiare la sua vita e a scrivere dei versi, accompagnati da alcuni accordi. E poi ripensa a se stesso, a quando, da bambino, avrebbe potuto diventare violento. E così scatta l’immedesimazione. Quel “He saw her standing on her front lawn” diventa “I saw her standing on her front lawn”. E l’eroe del rock ora sta raccontando la storia di un assassino in prima persona. Sta nascendo Nebraska, la canzone che darà il titolo al suo album. Bruce si è fatto portare a casa un registratore a 4 piste da cui si può registrare della musica in casa. Usa l’Echoplex, una macchina che restituisce un’eco breve. E mixa tutto con un Panasonic boombox, un mixer che, però, si è bagnato e non funziona bene. E così le canzoni sembrano uscire in maniera sbagliata. Sono più lente, più oscure. Sembra musica in arrivo dal passato. A volte, però, sbagliare è giusto. L’idea non era di registrare un disco, ma solo di raccogliere idee. L’intento era di incidere l’album con la band: cosa che avrebbe fatto, ma senza ottenere l’effetto sperato. Il suo disco era già pronto, ma non lo sapeva ancora. “Queste canzoni sono le sole cose che per me hanno un senso. Sono la sola cosa in cui credo”. Chi, oggi, potrebbe dire una cosa simile della sua musica?

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Jeremy Allen White, nel ruolo di Bruce Springsteen, e Jeremy Strong, nel ruolo di John Landau: il film racconta come il manager abbia difeso strenuamente l’artista nelle sue scelteMacall Polay – © 2025 20th Century Studios. All Rights Reserved