Quello che ripercorre i primi 25 anni di McDonald’s nella Granda è un libro di persone, e non poteva essere altrimenti, perché dal 1999 a oggi sono quasi duemila i collaboratori e le collaboratrici che hanno legato la vita lavorativa all’avventura del colosso del fast food in provincia di Cuneo. Certo, senza la visione – e la visionarietà – di Alessandro Romano, amministratore delegato di Euro1, società licenziataria dei McDonald’s nella Granda, «#ciparliconMc?», scritto da Romano con la giornalista Nadia Muratore, non esisterebbe, ma è grazie al lavoro della sua squadra se narra una storia di successo sulla quale pochi avrebbero scommesso. Per Romano è un piccolo sogno che si realizza, come aveva confidato a inizio anno, a pochi giorni dall’apertura del secondo ristorante nel capoluogo, in via Pertini. Era atteso in primavera, arriva in autunno (la scrittura non è ancora un processo lineare come quelli che regolano un ristorante McDonald’s).
Il volume edito da Araba Fenice – presentato in prima assoluta oggi al circolo ‘L Caprissi di Cuneo – si apre con il racconto di come Romano, alessandrino, dopo una laurea in Lingue a Genova e 5 anni in McDonald’s Italia – dalla prima linea al ruolo di direttore di ristoranti – decise di accettare la sfida di portare il marchio in una città che non sembrava esattamente «the place to be». La ricetta per trasformare il pregiudizio in giudizio? «Passione, persone che hanno creduto con me nel progetto, resilienza, capacità di inserirsi nel sistema cuneese, di far vedere che c’eravamo per la comunità», spiega Romano. Non stupisce che, per ogni copia venduta del libro, 5 euro saranno devoluti ai progetti della Family Room Ronald McDonald nell’ospedale infantile di Alessandria e ad associazioni del Cuneese.
Se la prima parte dell’opera è per voce sola, quella di Romano, la seconda è una polifonia: a parlare sono sia persone che dei McDonald’s della Granda sono diventate una bandiera, sia persone che vi hanno trascorso un periodo significativo della carriera lavorativa, poi proseguita altrove. Ecco perché «#ciparliconMc?» è sì la restituzione di una case history imprenditoriale, ma anche e soprattutto un esercizio collettivo di riconoscenza.