Realtà e finzione in “Ann d’Inghilterra” di Julia Deck: un grave incidente all’anziana madre è l’occasione per indagare – in una lotta contro il tempo – zone d’ombre mai chiarite, per raccontare decenni di emancipazione femminile, di matrimoni in cui non si vogliono più salvare le apparenze, di sviluppo industriale.
Parigi, aprile 2022.
Ann d’Inghilterra è un titolo che prefigura nella mente del lettore un romanzo storico intorno ad una protagonista di origini nobili e della sua illustre progenie.
In realtà Ann non ha nulla di regale, anzi la monarchia inglese le è totalmente indifferente, è una donna di umili origini nata a Billingham negli anni ’30 da una famiglia della classe operaia.
La passione per la letteratura e la sua caparbietà le fanno ottenere una borsa di studio che le permette di laurearsi, di vivere una vita in Francia e di concedersi delle trasgressioni sulla falsariga di quelle dive anni ’60 delle copertine da rivista patinata.
Ann è la figlia di un’epoca, quella dell’emancipazione femminile che si fa strada tra matrimoni di cui non si vogliono più salvare le apparenze, dello sviluppo industriale e di riequilibri familiari.
Una sterzata di fronte alla sorte
Ann d’Inghilterra (201 pagine, 19 euro), il romanzo di Julia Deck tradotto per Adelphi da Yasmina Melaouah, apre la prima scena su di lei quando ha 84 anni e la figlia Julia la trova riversa a terra nell’abitazione dove vive sola. La diagnosi non è delle migliori, ha un riversamento di sangue nella testa, potrebbe vivere poche ore, forse giorni, potrebbe rimanere un vegetale per qualche anno e non riprendere più le sue facoltà intellettive e di movimento.
È giunto quel momento che Julia si è sempre prefigurata, quello in cui una concatenazione di eventi segue il corso che abbiamo scelto sterzando bruscamente di fronte alla sorte.
Il tempo che sta per scadere
Inizia un iter burocratico, una compilazione di pratiche, documenti, procure per fare assistere la madre nel migliore dei modi, è una lotta giornaliera che si scontra con lunghe liste, personale medico carente e risorse limitate.
Eppure Ann resiste e mentre madre e figlia combattono, veniamo a conoscenza delle loro vite fino a quel momento.
L’idea che il tempo stia per scadere spinge Julia a cercare nelle memorie della madre per comprendere zone di ombra mai chiarite.
Sono ombre “di chiaroveggenza” forse, sorte dalla pratica di rischiarare l’animo umano che Julia utilizza quando scrive i suoi romanzi e che ritrova nelle letture tanto amate sia da lei che dalla madre.
Non potrò mai essere sullo stesso piano di mia madre fra gli inglesi. Ma lo siamo se si tratta di libri. I romanzi sono una lingua che parliamo entrambe correntemente.
La misura della persona
La scrittura è misura della persona, come l’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci circonda l’esistenza, la delinea, nella scoperta di sé è degli altri, nella propria professione e nel piacere della lettura.
Un’autobiografia che si muove tra realtà e finzione, dove l’esperienza personale coinvolge empaticamente il lettore.
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