La stagione di Michael Storer è appena finita, il corridore australiano arrivato in Europa qualche anno fa per diventare un professionista si è poi stabilito a Varese. Quando risponde al telefono il suo italiano perfetto ci fa dimenticare di aver davanti un atleta partito da così lontano. Anche l’addetta stampa della Tudor Pro Cycling ci ha guardato sorridendo quando nelle interviste al termine del Lombardia lo scalatore della terra dei canguri rispondeva alle domande in un italiano che farebbe invidia a molti che qui ci sono nati.
Il terzo gradino del podio al Giro di Lombardia è il premio finale per una stagione corsa sempre ad alti livelli. Accanto a lui c’erano Tadej Pogacar e Remco Evenepoel, i due protagonisti di questo mese di settembre. Storer. all’interno della zona mista camminava un po’ timidamente tra tutti i giornalisti e intanto rispondeva alle loro domande con la calma alla quale ci ha abituati da tempo.
«E’ stata una bella esperienza – racconta – e sapevo di stare bene. Quest’ultimo mese di gare ho raccolto parecchi risultati positivi, a partire dal podio al Giro della Toscana. Al quale è seguita la vittoria al Trofeo Pantani, la prima in carriera in una gara di un giorno».


Pensavi di poter chiudere così bene la stagione, con un podio in una Monumento?
Sapevo che al Giro dell’Emilia e al Lombardia avrei avuto delle buone occasioni. Sinceramente avevo in testa di raggiungere la top 10 al Lombardia, al massimo la top 5. Poi il mio diesse, Matteo Tosatto, mi ha detto di guardare più in alto ancora, che il podio ha tre gradini e l’ultimo sarebbe stato in palio. Mi sembrava un po’ esagerato, però poi alla fine ci sono salito davvero.
E cosa ti ha detto Tosatto?
«Te l’avevo detto!». Lui certe cose le vede, è dura averlo come diesse perché non si accontenta mai (ride, ndr), mi spinge a dare sempre il massimo e a volte serve. Dice che mi accontento troppo ed è vero. Lui mi fa sognare di più, nelle corse si crea sempre l’occasione.


Che effetto ti ha fatto salire sul podio al Lombardia?
Ero emozionatissimo. Non pensavo di riuscire a raggiungere tale risultato in una Classica. Il Lombardia è l’unica Monumento che si avvicina alle mie caratteristiche e non è semplice centrare la giusta occasione quando corri una volta all’anno su certi palcoscenici.
Hai messo un altro mattoncino nella tua crescita?
Quest’anno ho avuto modo di migliorare molto anche nelle corse di un giorno e ho raccolto dei bei risultati che sono frutto del lavoro combinato tra allenamento e mentalità. Non rivelerò mai i miei segreti (ride ancora, ndr) ma ho trovato il modo di performare al massimo in queste corse. Posso dire che sono aspetti sui quali si cresce anno dopo anno, è da tanto tempo che mi alleno con lo stesso preparatore. Abbiamo iniziato nei miei tre anni alla DSM per poi ritrovarci ora alla Tudor.


Hai parlato anche di mentalità…
In questi anni ho preso parte a più gare nelle quali posso lottare per vincere, prima non ero in grado di farlo. E’ un aspetto importante perché per imparare a vincere bisogna correre con quell’obiettivo in testa, ed è diverso dal fare il gregario e ogni tanto avere una chance. E’ una cosa che si impara da juniores, poi quando passi professionista è difficile continuare a farlo. Tutti guardano ai giovani che vincono subito, ma sono in due su duecento.
Pensi di aver avuto la giusta maturazione?
E’ interessante guardare i miei risultati al Lombardia, dal 2018 al 2025 l’ho corso per sei volte e ogni anno è andata sempre meglio. E’ stata una crescita lineare.


Quest’anno hai anche corso, per la seconda volta in carriera, due Grandi Giri, pensi ti abbia dato un qualcosa in termini di crescita?
Ho corso al Giro d’Italia e poi al Tour de France, ho visto che il mio corpo risponde bene e ce la fa a preparare due corse così importanti in maniera ravvicinata. La parte più difficile è stata gestire la fatica, soprattutto al Tour dove sono andato con l’obiettivo di correre giorno per giorno. Sarebbe stato bello vincere una tappa, ma ho dimostrato di esserci.
L’inverno lo farai a Varese o torni in Australia?
Fino al ritiro di dicembre starò in Italia, in Australia spero di tornarci per i campionati nazionali che quest’anno si corrono nella mia città, a Perth. Sarebbe bello fare anche il Tour Down Under, però non so se la squadra lo farà. In caso potrei rimanere in Australia il mese di gennaio per poi andare direttamente al UAE Tour, non torno a casa dal febbraio del 2024, sarebbe bello riuscire a incastrare gli impegni. Ormai mi sono abituato agli inverni di Varese, che stanno diventando più caldi e asciutti.


Pensi già agli obiettivi del 2026?
Ho finito la stagione contento ma non stanco e credo questo possa essere un vantaggio in vista della prossima. Mi concentrerò sulla preparazione, devo partire bene e lavorare nella maniera corretta. Sogno sempre di vincere una tappa al Giro o al Tour. Se vogliamo esagerare posso dire che mi piacerebbe ottenere un podio al Giro, ma non lo dico ad alta voce altrimenti Tosatto mi dice: «Perché non vincerlo?» (ride ancora, ndr).