Assago (Milano) – “Directed by Lady Gaga”. La precisazione nei titoli di coda indica la quasi totale padronanza artistica di Miss Germanotta su questo The Mayhem Ball, in replica domenica e lunedì tra le gradinate in deliquio del Forum. Un’esperienza teatrale e musicale a tutto tondo, in bilico tra Las Vegas e Broadway, messa a punto dall’eroina di “Bad romance” con l’obiettivo non solo di confermarsi la più eccentrica e impenitente diva del pop americano, ma anche di tornare definitivamente in corsa dopo il rovescio cinematografico di “Joker: Folie à Deux”, roboante flop che avrebbe fatto perdere alla Warner Brothers qualcosa come 150 milioni di dollari (circa 128 milioni di euro), trascinandosi dietro la colonna sonora dai sapori jazz “Harlequin” firmata dalla stessa Gaga.

Volano di tutto l’ultimo album “Mayhem”, sesto capitolo solista di una discografia varata nel 2008 nel segno di “Paparazzi” e “Poker face” che per la diva newyorkese segna un robusto ritorno a quella dance-pop elettronica con cui si è fatta un nome. Dopo aver dato sfogo per un decennio alle sue tante anime piroettando tra jazz, soft-rock e ruoli hollywoodiani, Gaga ha, infatti, smesso di reinventarsi per rilanciare sul personaggio cucitole addosso da prove come “The fame” e “Born this way”. Ecco perché The Mayen Ball non è un semplice tour, ma un “all in” al tavolo verde della fama; un’avventura ambiziosa, con una scaletta che varia tra le 28 e le 32 canzoni, a seconda delle condizioni e degli umori della serata, raggruppate in quattro atti che vedono la Lady delle hit-parade interpretare sé stessa e il suo alter ego, Mistress of Mayhem.

“Gemelle duellanti” protagoniste di un conflitto che si risolve solo nel finale dello show con quella riconciliazione che le trasforma in una Gaga sola. Ogni momento della narrazione è coreografato da Parris Goebel, che affida ai ballerini il ruolo di fili conduttori della storia durante gli intermezzi. Avvistata una decina di giorni fa a Palazzo Parigi e a Brera per le riprese de “Il diavolo veste Prada 2”, Lady Gaga se n’è volata a Stoccolma, dove l’attendevano un paio di show alla Avicii Arena, per poi fare rientro poi in Italia nell’attesa di questi due concerti al Forum, dove approda per la quinta volta in quindici anni, sprofondata nell’inquietante teatro vittoriano evocato dalla scenografia a led. Un po’ “Alice nel Paese delle Meraviglie” (formato Tim Burton) e un po’ Marilyn Manson.

Un immaginario gotico a cui contribuiscono l’enorme gabbia che le spunta da sotto la gonna durante “Abracadabra”, la sabbiera popolata di scheletri in cui canta “Perfect celebrity” e il teschio “oversize” che compare al centro del palco per “Killah” confortando tutti quelli convinti che i due album con Tony Bennett ed altre (più o meno) sobrie esperienze professionali come le fortunatissime residency al Dolby Live di Las Vegas avessero tolto alla Mother Monster, come la chiamano i suoi irriducibili “piccoli mostri”, quella sfrenata voglia di kitsch che ne aveva contraddistinto il personaggio fino alla stagione di “Joanne”.