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18 ottobre 2025
L’estrema destra tedesca conquista consensi e mette sotto pressione la storica leadership cristianodemocratica. Gli ultimi sondaggi mostrano Alternative für Deutschland (AfD) tra il 25 e il 26% delle preferenze, superando la tradizionale alleanza CDU/CSU, ferma al 23-24%. Una crescita che riapre il dibattito interno sui rapporti con il partito guidato da Alice Weidel, fino a oggi isolato dalla politica istituzionale. Secondo quanto riportato dal “Fatto Quotidiano”, tra i sostenitori di un dialogo più aperto ci sono figure di spicco della vecchia guardia cristianodemocratica. L’ex segretario generale della CDU Peter Tauber ha dichiarato che la stigmatizzazione dell’AfD finisce per rafforzare il partito populista. “Il boicottaggio non fa che alimentare la sua base”, ha spiegato, suggerendo la necessità di rivedere il cosiddetto “muro di protezione” costruito negli ultimi anni. Sulla stessa linea, Andreas Rödder, ex presidente della Commissione valori fondamentali della CDU, ha affermato che un dialogo condizionato, nel rispetto di precise “linee rosse”, sarebbe politicamente necessario, soprattutto nelle regioni dell’Est, dove la memoria del blocco della DDR influenza ancora il consenso elettorale. Anche l’ex ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttenberg ha espresso la sua apertura a un confronto. “Il disincanto non si ottiene con il boicottaggio, serve un dialogo concreto”, ha dichiarato.
Tuttavia, l’attuale leadership CDU e CSU conferma una linea di netta esclusione. Daniel Günther, governatore dello Schleswig-Holstein, ha spiegato a Stern: “Chi mette CDU e AfD nello stesso contesto non comprende cosa significhi essere borghesi”. Karin Prien, vicepresidente federale della CDU e ministro per l’Istruzione, ha aggiunto che l’AfD è “almeno in parte – e sempre più – estremista di destra”, distinguendo però tra dirigenti e base elettorale, composta anche da conservatori delusi dai partiti tradizionali. Per la CSU, la linea di esclusione resta ancora più ferma. Martin Huber, segretario generale del partito bavarese, ha definito qualsiasi collaborazione con l’AfD “dannosa per la Germania” e un pericolo per l’unità dell’Unione cristianodemocratica. Huber ha richiamato le posizioni filo-russe e anti-Nato di alcuni parlamentari dell’AfD, sottolineando come i contatti con il Cremlino non possano essere interpretati come patriottismo ma come “tradimento”. Alice Weidel, leader dell’AfD, interpreta la crescita nei sondaggi come un’opportunità per spingere la CDU/CSU verso un’apertura futura. “Dopo l’era Merz, la CDU non potrà più ignorare il nostro partito”, ha dichiarato in un’intervista a “Stern”, sottolineando come l’attuale isolamento favorisca l’allineamento dei cristianodemocratici con Verdi, SPD e Linke, un blocco il cui unico vincolo è tenere l’AfD fuori dal potere.
Tuttavia, la realtà istituzionale presenta un freno significativo: a maggio scorso, il Bundesamt für Verfassungsschutz (BfV) ha classificato l’AfD come “certamente di estrema destra” a causa della prevalenza di posizioni etniche e ideologiche incompatibili con la democrazia liberale tedesca. L’influenza dell’AfD si percepisce anche sulla strategia elettorale della CDU. Martedì scorso, il cancelliere Friedrich Merz, durante una visita a Potsdam, ha sottolineato l’azione del suo governo sui respingimenti degli immigrati, suscitando critiche dai Verdi, dalla SPD, dalla Linke e persino dal sindaco di Berlino, Kai Wegner. I toni di Merz ricordano le posizioni della CDU nel 2017, quando l’allora leader dell’AfD Jörg Meuthen denunciava la ridotta presenza di tedeschi nei centri urbani, provocando l’intervento diretto di Angela Merkel, che evidenziava l’impossibilità di distinguere tra cittadini con e senza origini migratorie. L’ascesa della AfD pone quindi la Germania davanti a un bivio politico. Da un lato, la linea di netta esclusione mira a preservare l’unità dei partiti democratici e la stabilità istituzionale; dall’altro, la pressione dei sondaggi e il consenso crescente nell’Est spingono alcuni esponenti cristianodemocratici a considerare forme di dialogo condizionato. Il dibattito interno alla CDU/CSU non riguarda solo strategie elettorali, ma anche il futuro equilibrio politico del Paese, con possibili ripercussioni sulla politica europea e sulle alleanze internazionali.