È il momento in cui al cinema vedremo sempre di più storie che ritraggono la politica di questo periodo storico e, in particolare, Donald Trump. E così in Eddington (qui il trailer di Eddington), Ari Aster – da grande autore dell’horror qual è – fa aggirare lo spettro del Presidente degli Stati Uniti d’America su questa fittizia e omonima città del New Mexico inquadrando un momento preciso e un trauma collettivo: maggio 2020, qualche mese dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19.

Ari Aster ha portato Eddington, il suo film più ancorato al reale (e alla paura di questo) sul palcoscenico dell’ultimo Festival del Cinema di Cannes che ne accoglie l’ombra e il contagio politico. Più immediato del complesso Beau ha paura e (meno o più?) spaventoso di quelle metafore sulle relazioni e i rapporti famigliari che erano Midsommar e Hereditary, il regista abbraccia il western moderno. Eddington è il “mezzogiorno di fuoco” all’epoca delle fake news e dell’attivismo social. Effettivamente un incubo: ma com’è stato riviverlo?

Benvenuti a Eddington

Lo sceriffo Joe Cross (Joaquin Phoenix) e il sindaco Ted Garcia (Pedro Pascal) si scontrano sull’obbligo di indossare la mascherina durante la pandemia. La loro rivalità personale e politica si trasforma in un conflitto sociale che divide la città: mentre la tensione cresce e sfocia in violenza – come nel resto del Paese – in Louise (Emma Stone) la moglie dello sceriffo, cresce una sensazione di inquietudine.

Il fantasma della politica che sbocciava proprio in quel periodo si aggira sulla città di Eddington, e come un mostro aspetta il calare della notte. Ari Aster è bravo a riportare questo macrocosmo culturale nel mezzo del microcosmo in New Mexico, ma procede a tentoni annoverando in questo calderone il Black Lives Matter, le sette, le terre rubate e il suprematismo bianco. Si comprende poco di questi temi anche se gli intenti sono piuttosto palesi: un’analisi poco incisiva è schiacciata da una satira facile e poco sofisticata, che anche se rende accessibile il film, trasforma tutti i personaggi che lo compongono in bersagli senza pietà. Eddington finisce così per incarnare gli aspetti peggiori di questa “facile” lettura, senza avere chiaro il motivo per cui arrabbiarsi ed essere arrabbiati.

Un cast poco sfruttato

I suoi personaggi, inizialmente accattivanti, diventano dei maniaci irrazionali di questo neo-western, come una parodia del pistolero più agguerrito del genere. Il protagonista assoluto è Joaquin Phoenix, che prosegue quella sintonia e centralità artistica già trovata con il regista in Beau ha paura, a discapito però del resto del cast.

La chimica con Pedro Pascal c’è, ma è poco sfruttata se non in dei momenti piuttosto demenziali (come una sequenza di schiaffi a suon di Firework di Katy Perry), per non parlare di Emma Stone e Austin Butler – nei panni di questo enigmtico capo di una setta – che restano un po’ in disparte con una storyline più che altro riempitiva e inconcludente, vista tutta la carne al fuoco.

La realtà è spaventosa

I già delusi dal suo penultimo film non ritroveranno l’horror in Eddington (e neanche delle forti metafore a supporto), quanto piuttosto l’orrore reale e dell’esterno che ci circonda, come nella follia dei social soprattutto di quei primi momenti della pandemia – o nell’attualità che il film continua involontariamente a richiamare. Non importa infatti se neo-western o neo-noir, Eddington è “neo” nella sua diretta rappresentazione del presente più vicino a noi. Ma è nell’inquadrare i momenti più bui di questo momento storico che il tutto inizia a tentennare.

Il nuovo film di Ari Aster è audace, ma crolla sotto il peso della propria grandiosità. Gli accenni alla disinformazione, all’isolamento, al morale e alla politica del lockdown lo trascinano giù: non articola una posizione e dipinge un ritratto della situazione visto da molto lontano. È evasivo nell’affrontare i suoi temi nonostante non abbia paura di sfruttarli (anche col rischio di incappare in degli scivoloni).

Bello, ma…

È un film divisivo, ma forse i più grandi estimatori del regista volevano altro. Forse un fronte comune fatto di ambizioni e idee solide, senza scelte facili ed esasperate.

E quello che esaspera proprio di più di Eddington è che gli elementi per il successo ci sono tutti, ma più i minuti scorrono più quella meta sembra lontana. Da qualche parte, sepolto in questo film, ce ne è un altro più incisivo che ogni tanto fa capolino, ma rimane schiacciato da tutto il resto.