di
Paolo Tomaselli
I nerazzurri vincono all’Olimpico grazie a una rete del francese al 6′ e agganciano il Napoli e la squadra di Gasperini in vetta
Una scalata verticale, ancora breve, ma con i muscoli già esibiti, per dare un segnale forte al campionato. Dopo aver raccolto la miseria di 3 punti nelle prime 3 partite, l’Inter di lotta e di governo stende la Roma con un gol immediato di Bonny e pur soffrendo nel secondo tempo centra la quarta vittoria di fila, la prima in uno scontro diretto dopo 7 mesi (sempre contro Gasp, allora a Bergamo), che vale l’aggancio ai giallorossi a quota 15. Un po’ a sorpresa, in quattro giornate i nerazzurri hanno riguadagnato 6 punti sul Napoli. E Chivu si ritrova con gli stessi punti di Conte, sconfitto a Torino: sabato al Maradona va già in scena «la» sfida scudetto, anche se la Juve oggi può raggiungere il terzetto di testa e il Milan in caso di vittoria può issarsi lassù da solo.
Ma questi sono scenari che all’Inter interessano poco, come ha spiegato alla vigilia lo stesso Chivu, che si preoccupa solo di «avere una squadra dominante a prescindere dall’avversario» e di continuare con la sua proposta fatta di pressing e conquista. Un’idea ambiziosa dal punto di vista strutturale e della tenuta atletica. Ma i nerazzurri al momento sembrano rigenerati fisicamente. E con la qualità e l’intesa in campo del vecchio gruppo forgiato da Inzaghi, stanno mostrando un atteggiamento nuovo, più verticale appunto, più adrenalinico finché le energie reggono, più lucido nella gestione dell’ultima mezzora. E, banalmente, anche più credibile nelle alternative in zona gol.
A fine aprile proprio la sconfitta (1-0) con i giallorossi a San Siro (la terza di fila nel momento clou della corsa scudetto), senza Thuram infortunato, aveva mostrato una volta per tutte i limiti dell’attacco, con Lautaro spompato, Arnautovic caracollante e Correa evanescente. Adesso che Marcus è ai box da inizio mese, con l’obiettivo di tornare a Napoli, Chivu ha il suo clone, «Angelo» Bonny, che inganna per centimetri il fuorigioco romanista sul lancio sontuoso di Barella e trova il pertugio, tra il fianco e il braccio di Svilar. Attorno al terzo gol del francesino l’Inter costruisce un primo tempo fatto di duelli vinti e va vicina al raddoppio, concretizzando però solo in parte il dominio.
«Abbiamo perso per un episodio e per troppa leggerezza» sostiene Gasperini — alla nona sconfitta di fila contro l’Inter — riferendosi forse anche alla leggerezza del suo attacco iniziale con Dybala falso nove e non solo a quella dei suoi difensori sul gol. E dire che una volta esaurita la pila di Calhanoglu, la Roma a inizio ripresa testa più volte le qualità di Sommer, soprattutto con un tiro secco dello stesso Dybala sul primo palo, deviato col polso dallo svizzero e poi con Soulé. Un’uscita da brividi del portiere, però mette Dobvyk nelle condizioni di segnare di testa a porta vuota: l’ucraino fallisce l’occasione più clamorosa, alzando troppo il pallone.
Con tutte le spie della riserva accese sul cruscotto, Chivu toglie Lautaro e Calhanoglu e dopo dieci minuti anche Bonny: scelte nette e coraggiose, perché Esposito resta l’unico riferimento per far salire la squadra e subire falli, con Frattesi in appoggio e Barella davanti alla difesa a compattare una zona su cui l’Inter è spesso scivolata nel finale. Stavolta non succede. E se Gasp dimostra di non essere lì in alto per caso, Chivu conferma che nella lotta scudetto non è l’ultimo arrivato: «Tutto merito dei ragazzi, che hanno lasciato alle spalle le delusioni dell’anno scorso. Sono fiero di come stanno lavorando: sappiamo soffrire». E vincere.
18 ottobre 2025 ( modifica il 18 ottobre 2025 | 23:29)
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