Arezzo, 19 ottobre 2025 – Elena, 59 anni, con una laurea in pedagogia, vive per strada ad Arezzo da 4 mesi con il suo compagno, sopravvivendo con la sua pensione di 346 euro al mese. La sua vita è crollata dopo la morte della madre nel 2023. Nonostante le difficoltà come i furti subiti e la precarietà di dormire all’aperto, Elena (nome di fantasia) è sostenuta dalla Fraternità Federico Bindi (per colazione e doccia) e dalla mensa Caritas. La chiusura di questi servizi nel fine settimana la costringe a usare la pensione per pasti frugali. La sua storia ha suscitato solidarietà, portando a offerte di lavoro e alloggio da città come Bologna, Venezia e Piacenza.
Una coppia unita
Elena è disposta a fare qualsiasi lavoro, eccetto la badante per motivi personali legati al lutto materno. La sua unica condizione imprescindibile è che il compagno debba essere incluso nell’offerta, in quanto sono innamorati e non intendono separarsi. L’uomo, ex operaio, è finito in strada dopo anni di lavoro non tutelato. In attesa di un’opportunità, si preparano ad affrontare il primo inverno da senzatetto con l’aiuto di coperte e sacchi a pelo forniti dalla Caritas. Nonostante tutto, Elena guarda al futuro con speranza: sogna di trovare un lavoro e soprattutto, è determinata a sposarsi con lui nel 2026, convinta che il loro amore sia la loro più grande ricchezza.

Elena vive in strada da ormai 4 mesi. Si affida alla Caritas e alla Fraternità Bindi
Un lavoro e un alloggio
Offerte da Bologna, Venezia, Piacenza, perfino dalla Sicilia. È una gara di solidarietà per Elena che a 59 anni e una pensione di 346 euro al mese non ha una casa e vive per strada ad Arezzo. La storia raccontata da La Nazione, ha aperto una gara di solidarietà a livello nazionale. «Sono rimasta colpita, positivamente, da questa attenzione. Ammetto che non la immaginavo: non sono più abituata, salvo un paio di eccezioni, a gente che mi dà una mano. Adesso mi metterò in contatto con le persone che hanno telefonato e vedrò cosa ne verrà fuori. Io sono disponibile a fare qualsiasi lavoro. Ammetto che, dopo l’esperienza con mia madre che è morta due anni fa, avrei qualche problema a fare la badante. Non me la sento, penso che starei di nuovo male pensando a lei. Ho 59 anni e una laurea in pedagogia ma non importa: posso fare tutto, anche mansioni umili”.
Elena porrà un solo problema: “Da alcuni mesi ho un compagno con il quale vivo per strada, con il quale divido il poco o niente che abbiamo. Sono innamoratissima di lui e non sono disposta a lasciarlo, per cui lui dovrà venire con me. Noi non ci lasceremo per nessun motivo”. Da Bologna hanno già fatto sapere che il primo passo sarà un colloquio non solo per capire meglio la sua storia ma, soprattutto, per mettere a punto un’offerta di lavoro. In attesa di un’occupazione e di un alloggio che forse verranno, Elena e il suo compagno si preparano a un inverno che arriverà di certo. Questo è il momento del cambio degli armadi. Per chi ha una casa. Per loro due è il momento della ricerca di ciò che servirà per sopravvivere al freddo imminente.
Il freddo inverno da affrontare
“Oggi dormiamo fuori con una copertina addosso: di giorno ci sono 20 gradi ma la notte inizia già a essere freddo. Abbiamo vestiti invernali, 4 coperte, di cui 2 in piuma d’oca e queste sono particolarmente calde ma la Caritas ci metterà a disposizione due sacchi a pelo. Questo sarà il nostro primo inverno che passeremo fuori e ci hanno detto che i sacchi a pelo sono formidabili. Speriamo di cavarcela”.
Il lavoro rimane l’obiettivo primario. “Ci siamo iscritti a un’agenzia interinale e speriamo che venga fuori qualche possibilità. Magari per tutti e due. Dobbiamo puntare esclusivamente su di noi. Morti i miei genitori non ho più rapporti con la mia famiglia. Spero che chi si è messo in contatto con la Fraternità Bindi possa veramente offrirci un lavoro”.
“Nel 2026 ci sposeremo”
Per ora continuano ad avere i riferimenti di sempre. La Bindi in via Chassaia, nel centro storico di Arezzo: apertura 3 giorni alla settimana per colazione, doccia e lavaggio dei pochi vestiti che trovano spazio nello zaino. E poi la mensa Caritas che chiude la mattina del sabato per riaprire il lunedì. “Non ho una casa, non ho un lavoro e sono un po’ spaventata del futuro ma il prossimo Natale sarà il più bello della mia vita”. Perché? “Perché sarà il primo Natale che passerò insieme all’uomo che amo, all’uomo della mia vita. E nel 2026 ci sposeremo…”.