di
Angelo Rossano

Appendino lascia la vicepresidenza M5S: lo strappo sulle alleanze riaccende le tensioni nel Movimento. Cosa c’entrano il tennis, Torino, gli agnolotti e le cime di rapa

Il menù politico del Movimento 5 Stelle perde una stella: gli agnolotti alle cime di rapa non hanno funzionato. Chiara Appendino, ex sindaca di Torino e volto piemontese del M5S, si è dimessa dalla vicepresidenza del movimento. Alla guida resta Giuseppe Conte, pugliese di Volturara Appula. Un gesto che certifica la difficoltà di conciliare le diverse anime degli ex grillini e che imporrà ricette nuove per i vertici pentastellati. Il dilemma è tutto lì: l’ingrediente Pd ci va o non ci va negli agnolotti (appendiniani) con le cime di rapa (contiane)?

«Movimento snaturato»

La (ormai ex) vicepresidente ha evidenziato un nodo legato alla radicalità dei temi politici, sollevando la questione della postura da assumere all’interno delle alleanze. Il rischio, secondo questa visione, è di snaturare il Movimento con il risultato di sostenere valori, priorità e ragioni di forze distanti dai Cinquestelle.



















































A Torino 

Del resto, sul tema delle alleanze Chiara Appendino era stata netta anche per le questioni che riguardano la sua città: «Dobbiamo avere il coraggio di sederci al tavolo. Ma chi c’è oggi deve fare un passo indietro», il riferimento era all’attuale sindaco di Torino, Stefano Lo Russo (Pd), già sua dolorosa e ostinata spina nel fianco ai tempi del consiglio comunale a trazione Cinquestelle. Un’intransigenza che ha, evidentemente, radici personali, ma che è anche tutta nell’avversione nei confronti del Partito Democratico tipica del primitivismo grillino. L’ex ragazza timida, che fino all’ultimo anno di università «quando dovevo parlare davanti a 10 persone svenivo», ha da tempo affrontato i suoi limiti prendendo forza dalle sue passioni.

La lezione di tennis 

E da grande appassionata di tennis, la mossa delle dimissioni più che a un ritiro fa pensare a una sorta di volée, e così la pallina adesso è dall’altra parte della rete. Anche se ora si accontenta di allenarsi con i racchettoni da padel nei circoli cittadini, il tennis è stato il primo amore, in senso letterale: «Ho conosciuto mio marito quando avevo solo 17 anni e lui 20. Era un maestro al campo di tennis dove facevo estate ragazzi». E a chi le ha chiesto cosa avesse imparato da questo sport, ha risposto: «Essendo molto competitiva con me stessa, l’”uno a uno” per me è sempre stato estremamente stimolante. Mi ha insegnato a “tenere il campo” anche da un punto di vista psicologico, tutt’altro che banale». Conte è avvisato.

Il processo San Carlo

Le sfide più dure, in realtà, Appendino le ha combattute nelle aule di giustizia. Incassando una condanna a un anno e 5 mesi per la drammatica vicenda di piazza Piazza San Carlo. Era il 3 giugno 2017 quando durante la proiezione della finale di Champions League Juventus-Real Madrid una banda di adolescenti spruzzò dello spray al peperoncino per derubare i tifosi: in piazza si scatenò il panico, due donne vennero travolte dalla folla e morirono (Erika Pioletti e Marisa Amato) e oltre 1.600 spettatori rimasero feriti, soprattutto a causa dei cocci di vetro disseminati sul selciato.  Appendino era sindaca e il conto lo presentarono a lei.

Il caso Ream

Meglio è andata nel processo Ream: assoluzione per il debito da 5 milioni di euro che secondo l’accusa sarebbe stato messo fuori dal bilancio del Comune nel 2016, per la prelazione di acquisto sull’area ex Westinghouse. Probabilmente le vicende giudiziarie hanno pesato sulla decisione di Appendino di non ricandidarsi al Comune di Torino preferendo la strada per Montecitorio che si è inerpicata fino ai vertici del movimento

Il movimento

Ora lo strappo che ha portato Appendino a lasciare il tavolo. E così, dopo essersi degrillinizzato, il movimento inizia a perdere le sue stelle. La ricetta delle alleanze resta ancora da scrivere. E intanto, in cucina, si sente odore di bruciato.


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18 ottobre 2025 ( modifica il 19 ottobre 2025 | 09:52)