Nessun arretramento sulla gestione dell’autismo, anzi, rimane una priorità per l’Ast Fermo e per la Regione Marche. Lo ribadisce il direttore generale Roberto Grinta (in foto), che risponde così alle famiglie seguite dal centro ’L’isola che non c’è’, in difficoltà per un servizio che hanno percipito come fortemente ridimensionato: “A dimostrare che per noi è una situazione prioritaria c’è il fatto che il budget dell’Azienda sanitaria territoriale riservato all’assistenza delle persone affette da spettro autistico è rimasto immutato. Dunque nessun taglio. Anzi, la Regione, nel comparto disabilità, ha previsto incrementi tariffari per le strutture accreditate e autorizzate”.

L’autismo rientra nei percorsi di integrazione socio-sanitaria, spiega ancora Grinta, “e negli ultimi mesi l’Azienda sanitaria fermana ha avviato proprio un percorso che si incentra sull’appropriatezza dei trattamenti e sulla necessità di adeguarsi al progetto di vita (come da decreto 62/2024). Il percorso ha permesso all’Ast di prendere in carico, solo negli ultimi mesi, attraverso la struttura ’L’Isola che non c’è’, cinque bambini in più, che erano in lista da tempo, in linea con il modello riabilitativo offerto ai numerosi altri bambini con la stessa patologia che l’Ast sta continuando a prendere in carico in modo autonomo. E a riprova della bontà del progetto, si fa presente che nel Fermano non vi sono praticamente bambini autistici in lista di attesa per intraprendere il trattamento riabilitativo”.

Secondo l’Ast, l’interazione delle due componenti, quella sanitaria e quella sociale, ognuna per le proprie competenze, riesce a produrre i migliori benefici nel percorso della patologia. E proprio in quest’ottica la Direzione Ast, insieme agli Ambiti e al rappresentante delle famiglie di soggetti affetti da autismo, ha avviato ad inizio 2025 un’azione di confronto per garantire la migliore assistenza possibile: “Da tempo sono in atto incontri di équipe multidisciplinari individualizzati, che coinvolgono l’area sanitaria, quella sociale e le famiglie, per attenzionare in maniera sempre più approfondita questa problematica, e quindi ricercare e trovare la migliore soluzione possibile coniugando l’appropriatezza terapeutica al miglior apporto sociale possibile”.

Le famiglie sperano davvero di avere risposte più certe, tornano a dire che i loro figli hanno bisogno di certezze e di prospettive, per proseguire con un cammino per loro fondamentale.