Botta e risposta a distanza fra i due tecnici. Fabregas: «Lui mi chiama l’allenatore del Como, io mi rivolgo a lui con rispetto per me è mister Tudor». la replica: «Può dire quel che vuole»

Bisticcio (dialettico) a distanza, in sala stampa, appena finita Como-Juve: «Tudor ha detto che ho preso i giocatori che volevo, ma forse non gli hanno spiegato bene le cose», dice a un certo punto Cesc Fabregas. E ancora: «Lui mi ha chiamato “l’allenatore del Como”, ma io, con rispetto, lo chiamo mister Tudor. Lui deve vincere sempre con la Juventus, noi no, facciamo un altro mestiere». 
Dopodiché, è ovviamente stra-felice: «Ehi, noi abbiamo giocato contro una squadra che tra tre giorni sarà al Bernabeu, contro il Real». Fabregas si riferiva alle parole dette dal tecnico della Juve alla vigilia: «Non mi interessa quanto abbiamo speso sul mercato, sarà una partita difficile, loro sono una “finta piccola”, anche per il budget che hanno spesso: la cosa interessante è che tutti i giocatori che sono arrivati li ha scelti Fabregas, è una gran bella cosa». 
A domanda, sulla risposta del collega Tudor taglia corto: «Fabregas può dire quello che vuole». Non erano gli unici allenatori presenti allo stadio: «C’era Wenger in tribuna? – sorride Fabregas a un’altra domanda – .Lo so, i biglietti glieli ho presi io». Battute a parte, c’è grande affetto per il guru dell’Arsenal: «Loro avevano creduto in me, quando ero giovane; e io provo a fare la stessa cosa qui, con tanti ragazzi».

19 ottobre 2025