«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma». Questo modo poetico di esprimere la legge della conservazione della materia, attribuita al chimico francese Antoine-Laurent Lavoisier, è stato preso in prestito in numerose occasioni dal mondo dell’arte. Ma per trasformarsi, per non perdere la sua rilevanza, l’arte dipende anche dall’innovazione, dalla volontà di andare oltre.

A Barcellona, sembra che qualsiasi edificio, qualsiasi elemento architettonico progettato, toccato o intervenuto da Antoni Gaudí, sia per sempre assicurato di rilevanza, proiezione internazionale e, quindi, redditività. Esistono tuttavia delle scale nella gestione dell’eredità del grande architetto catalano, e Casa Batlló si trova in questo momento nello strato più alto.

Lo è innanzitutto per ciò che l’edificio rappresenta: è uno dei capolavori indiscussi di Gaudí, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2005, un esempio eccezionale di Modernismo e un’icona di Barcellona. È anche un modello di gestione economica – stiamo parlando di uno dei monumenti più redditizi di Barcellona, essendo in mani private – e culturale.

Gary Gautier direttore generale di Casa Batlló «Siamo determinati a portare lo spirito di Gaudí nel XXI secolo»

Partendo da quest’ultima, il suo fiore all’occhiello è la Casa Batlló Contemporanea il programma artistico della casa, che coinvolge artisti innovativi di diverse discipline per creare nuove opere che ampliano l’eredità radicale di Gaudí. Così, dal 2021 la Casa Batlló ha offerto il suo spazio architettonico privilegiato – e ha dato accesso ai suoi archivi privati e alle sue risorse istituzionali – per essere utilizzato come tela da grandi nomi dell’arte contemporanea come Refik Anadol, Sofía Crespo e Quayola, che hanno creato mappature sulla facciata e/o allestito mostre.