Dietro ogni malattia c’è sempre il ’dopo’ che è supportato anche dalla riabilitazione. Fondamentale per il ritorno a ciò che prima era scontato. Grosseto pioniera in questo campo con un nuovo progetto, grazie ad un macchinario da posizionare davanti agli occhi che permette di vedere oggetti e spostarli con le mani, un modo dunque, per migliorare la capacità neuroplastiche del paziente.
L’ictus rappresenta una delle principali cause di disabilità. Tra queste, i disturbi cognitivi e motori sono tra i più invalidanti e spesso interferiscono con il recupero funzionale. Lo studio, promosso dalla Asl attraverso l’Unità di Riabilitazione di Grosseto, valuterà l’efficacia di un nuovo protocollo che integra esercizi cognitivi e motori in un ambiente virtuale immersivo e interattivo.
“A Grosseto siamo dei pionieri – dice il direttore della Riabilitazione, Mauro Mancuso –. Questo progetto pilota verrà applicato nei pazienti che sono ricoverati in ospedale ed esplora la fattibilità di questa applicazione. Verrà condiviso con altri centri in Italia, quindi con un maggior numero di pazienti. Ci occuperemo noi di questo percorso e abbiamo fatto un bando pubblico per una borsista (una fisioterapista) grazie ai fondi messi a disposizione da CR Firenze. Per primi in Italia partiremo con questo studio pilota che ci aiuterà a capire se la realtà virtuale può essere applicabile alla riabilitazione. Ci sono studi che hanno mostrato gli effetti positivi di questa metodica che stimola la plasticità corticale che è la base del recupero dei pazienti post ictus. Partiremo con il protocollo, forse per novembre saremo in grado di iniziare con i pazienti. Questa metodologia è estendibile ad altre patologie (ad esempio traumi cranici, Parkinson, neurochirurgia, Sla), tutte le patologie che interferiscono con le funzioni cognitive e motorie. Ci sono delle evidenze sui pazienti ortopedici con strumentazioni simili che sembrano migliorare il percorso riabilitativo. L’obiettivo è avere risultati migliori in tempi minori”.
“La ricerca rappresenta un esempio concreto di come la tecnologia possa essere messa al servizio della persona – dice Carlo Vellutini, componente del CdA di Fondazione CR Firenze –. Innovare i percorsi di cura significa offrire ai pazienti nuove possibilità di recupero e di autonomia, ma anche migliorare la qualità della vita delle famiglie e di chi si prende cura di loro”.
Maria Vittoria Gaviano