Quel biglietto trovato nella bara di Marco Simoncelli e la rottura con Valentino Rossi. Claudio Costa, per il mondo delle moto semplicemente il dottor Costa, l’uomo che ha inventato la Clinica Mobile e ha seguito e curato i piloti per anni in giro per il mondo, si racconta al podcast di Gianluca Gazzoli, The BSMT.
Quel biglietto accanto al corpo di Simoncelli
Dopo la tragedia di Sepang, si trovava a Coriano, a casa di Simoncelli. Il corpo era stato riportato in Italia, sigillato nella bara. Costa confessa di aver compiuto un gesto “non regolare”: “Ho aperto la bara in casa Simoncelli perché la sorella potesse vederlo. Era giusto che lo salutasse. Vidi un documento, la relazione dell’autopsia: nel capitolo farmacologico c’era scritto “no alcohol, no drugs”. Mi riempì di gioia, Marco era rimasto un ragazzo pulito fino alla fine”.
La rottura con Valentino
La rottura con Valentino Rossi nel 2010 fu una questione di orgoglio. “Una cosa molto umana. Ci stavamo preparando al Mugello. Aveva una lesione alla spalla, qualcuno gli fece presente che esistevano dei metodi diversi dai miei. Io feci l’errore di prendermela, sono umano. Non sono riuscito a curarlo. Il giorno dopo si ruppe la gamba, facemmo un grande intervento. Ma ormai non c’era più quell’unione mistica pilota-paziente che c’era sempre stata. Ho sbagliato, un medico deve andare sempre incontro ai desideri dei piloti. Poi grazie alla mamma Stefania abbiamo ricucito. Ci siamo visti e abbracciati, ma non ero più io il medico ufficiale di Valentino”.