PADOVANiccolò Fabi, torna a esibirsi a Padova domenica 20 ottobre alle 21.15 al Gran Teatro Geox di corso Australia per la tappa del suo tour 2025 “Libertà negli occhi” che prende il nome del nuovo album (biglietti su www.zedlive.com).

Cosa può anticipare dello spettacolo?
«Non è un concerto che nasce da dinamiche promozionali; voglio fare ascoltare le mie canzoni nuove, elementi in più che ho per aggiungere sfumature ad una storia che unisce tanti racconti insieme. Da diverso tempo ormai, sul palco mi trovo sempre più a mio agio in una certa penombra e in una posizione marginale del palcoscenico, devo essere una silhouette. Sarà un concerto con tanta musica e tanto in controluce. Lo show sarà un viaggio guidato da musica e parole in una atmosfera ora intima, ora energica, e il mio invito è di farsi trasportare: brano dopo brano, mi piacerebbe che il pubblico ritrovasse i suoi ricordi, belli o brutti che siano, nelle note».

APPROFONDIMENTI













Chi la accompagnerà?
«Il gruppo è formato da Filippo Cornaglia e i cantautori Alberto Bianco e Roberto Bob Angelini, mi piace avere artisti con me, non musicisti in senso stretto. Oltre a loro che mi affiancano da tempo ci sono Cesare Augusto Giorgini e Giulio Cannavale, giovani talenti che ho conosciuto grazie alla mia esperienza all’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini. Rispetto al passato ho l’impressione che a livello sonoro, questa volta ci siano delle maggiori escursioni dinamiche, per cui in alcuni casi, in termini di volume questi concerti potrebbero scuotere un po’ di più gli spettatori».

Come mai quel titolo al disco che ha registrato in un rifugio in Val di Sole?
«”Libertà negli occhi” è un regalo che ho voluto fare a me stesso e ai miei compagni di avventura. È anche il semplice sogno di tutti quelli che fanno musica: avere un luogo meraviglioso, sperduto tra le montagne di fronte al Lago dei caprioli ghiacciato circondati dalla neve. Dieci giorni invernali con il desiderio unico di fotografare un momento di felicità, un momento in cui la libertà si cristallizza in un tempo presente puro e senza scelte, come quello dei bambini. Più che un disco è una priorità, un modo di volgere lo sguardo, uno stato d’animo e allo stesso tempo un fatto accaduto».

In scaletta ci sarà anche il suo ultimo singolo “Nessuna Battaglia”?
«Sì, è una canzone sull’accettazione di quello che siamo, anche quando quello che siamo ci spaventa e ci fa star male. Quando il corpo ci offre dei segnali che non vorremmo ricevere e che invece dovremmo imparare ad ascoltare e comprendere: anche quando prende la forma di una malattia che ci fa temere per la nostra sopravvivenza. Non possiamo diventare il nemico di noi stessi: perderemmo comunque, anche le parole vittoria e sconfitta non credo siano le migliori per raccontare il raggiungimento o meno della guarigione. Ottobre è il mese della prevenzione e della ricerca sul tumore al seno e ho pensato di affiancarmi a Fondazione Airc per la ricerca sul cancro per cercare, anche con una canzone, dedicata a tutte le persone che stanno affrontando quel viaggio nella selva oscura, di stimolare la sensibilità all’ascolto del proprio corpo, alla prevenzione e alla ricerca che non può garantire sempre la salvezza ma offre spesso una grande speranza».

Il suo rapporto con Padova?
«Un luogo speciale per me anche perché ha sede il Cuamm-Medici con l’Africa, l’ong diretta da don Dante, che credo verrà al concerto, con cui collaboro e viaggio da ormai più di 13 anni».