Giù il sipario. Domenica 19 ottobre si è ufficialmente chiusa la stagione del ciclismo su strada. Un’annata magnifica, densa di momenti emozionanti e di personaggi. Vecchi e nuovi. Per cominciare qualche numero.

Tadej Pogačar si è confermato numero uno al mondo, portando a casa 20 vittorie, una più bella e prestigiosa dell’altra: Strade Bianche, Fiandre, Liegi, Tour de France, Mondiale, Europeo, Lombardia. Solo per citare le più iconiche. Alle sue spalle, a livello numerico, il talento francese Paul Magnier con 19 successi e il fenomeno messicano Isaac Del Toro a quota 16. Che ha raccolto lo stesso bottino del primo dei velocisti, ovvero Tim Merlier.

E se Pogi è rimasto numero uno, altrettanto ha fatto la sua squadra, la Uae Emirates, che ha fatto segnare il record di tutti i tempi con 95 successi nell’anno solare, sgretolando quello precedente della HTC (85). Impressionante la distanza rispetto agli altri team: sul podio sono finite la Soudal-Quickstep (54 vittorie) e la Lidl-Trek (46).

Giù dal podio la Visma (40) mentre ha vinto molto poco la RedBull. 23 successi (di cui nessuno fra grandi giri e classiche) per una squadra che ha un budget di 50 milioni di euro è un bottino troppo magro. Tanto da aver fatto peggio di una formazione in grande crescita e di grande prospettiva come la Decathlon (26), che sta rilanciando il ciclismo francese e ha in rosa il talentino lionese Paul Seixas.

Le Classiche Monumento sono state affare solo di due corridori: Pogačar, che ne ha vinte tre (sopra citate), e Van der Poel, che ha portato a casa Sanremo e Roubaix.

Nei Grandi Giri, Visma batte Uae 2-1. Giro e Vuelta per i calabroni. Tour per gli emiratini.

È stata un’ottima stagione quella dell’Astana, che con una rimonta clamorosa ha salvato il suo posto nel World Tour per il prossimo triennio. Nella massima categoria ci entrerà da gennaio anche la norvegese Uno-X, grazie alla fusione fra Lotto e Intermarchè, che ha liberato un posto. Fine della corsa, invece, per una squadra storica come la francese Arkea. Nel ciclismo di oggi, purtroppo o per fortuna, servono un sacco di soldi.

Infine uno sguardo al 2026, ricordando i principali colpi di mercato. Dopo 7 anni e 67 vittorie Remco Evenepoel approderà alla RedBull, mentre Juan Ayuso andrà a fare il leader per le corse a tappe alla Lidl-Trek. Colpaccio della Decathlon fra gli sprinter: il nuovo uomo per le volate sarà Olav Kooj, in uscita dalla Visma.

E per finire quelle che sono state le mie tre gare preferite di quest’anno:

MILANO-SANREMO: la sublimazione del ciclismo da qualche anno a questa parte. Gli ultimi 30 km dell’edizione di quest’anno (dalla Cipressa all’arrivo in via Roma) sono stati pazzeschi. Attacchi, contrattacchi, recuperi e quel trio di fenomeni (Pogačar, Van der Poel e Ganna) a farci palpitare il cuore. Un condensato di fantasia, emozione, coraggio, pazzia e bellezza che ricorderemo per anni. GARA-MANIFESTO

PARIGI-ROUBAIX: era la prima volta che Pogačar provava l’inferno del Nord. È stato rimbalzato, ma solo per eccesso di sicurezza, scivolando su una curva. Anche qui il suo duello epico con Van der Poel è stato qualcosa da stropicciarsi gli occhi, settore dopo settore. Con loro due a quel livello ogni corsa diventa gigante e memorabile. ELETTRIZZANTE

VAN AERT: cito il nome e non la gara perché Wout Van Aert ha vinto le due tappe più belle sia al Giro d’Italia che al Tour de France. Siena (tappa degli sterrati) e Parigi (sotto la pioggia) portano il suo nome e la sua firma. Sembrava in declino. Sembrava destinato a ingoiare solo rospi amari. E invece ha tirato fuori due gemme che hanno salvato e illuminato la sua annata. Capolavori che solo un campione come lui poteva dipingere. ESTASIANTE

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