VENEZIA – Saltata la prima di Wozzeck alla Fenice a causa della protesta di orchestrali, coro e maestranze, ieri pomeriggio la recita dell’ultima opera in cartellone della stagione 2024-25 è andata in scena regolarmente. Applausi e incoraggiamenti prima dell’inizio dell’opera, alla lettura del comunicato sindacale dei dipendenti, che mantengono lo stato di agitazione contro le modalità con cui Beatrice Venezi è stata nominata Direttore musicale del teatro per il triennio 2026-2030. Un comunicato che ribadisce il fatto che non c’è nessun motivo all’avversione che non sia di carattere artistico, in quanto il curriculum di Venezi è ritenuto “non adeguato” alle caratteristiche dell’incarico per il quale la direttrice lucchese è stata designata. Non si tratta né del fatto che sia donna né per l’età (35 anni), come chi ha criticato la mobilitazione ha più volte fatto.

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Mentre scrosciavano gli applausi del pubblico, si sentiva abbastanza chiaramente la voce di una donna che diceva: «Che vada a dirigere a Sanremo!», alludendo all’apparizione di Venezi nel 2021 come co-conduttrice con Amadeus nella quarta serata del Festival della canzone italiana.
«Il pubblico ha risposto molto calorosamente – è il commento di Marco Trentin, orchestrale e rappresentante sindacale con la Fials – questo è il clima che si respira a teatro e siamo contenti dell’appoggio del nostro pubblico».
Giovedì, intanto, è previsto un nuovo incontro tra i rappresentanti sindacali, la Rsa e i dipendenti, per fare il punto della situazione e tracciare un primo bilancio.
«Una cosa è certa – conclude Trentin – si prosegue con la protesta intanto con la lettura del comunicato anche alle prossime recite».

Fenice, i cantanti lirici: «Noi danneggiati dallo sciopero»

GLI AUTONOMI Intanto, dalla Cgil arriva un grido d’allarme lavoratrici e lavoratori autonomi dello spettacolo, che ricalca la presa di posizione di Assolirica, che rappresenta i cantanti soliti. Si chiede infatti tutela per il lavoro che questi artisti e maestranze specializzate a chiamata perdono in caso di sciopero.
«Chi lavora a prestazione non può essere lasciato solo – dice il segretario della Cgil Daniele Giordano – lo sciopero è un diritto, non un lusso per pochi. È tempo che il nuovo Codice dello Spettacolo riconosca la specificità del lavoro culturale e garantisca tutele previdenziali e contrattuali adeguate e chiediamo al Comune di aprire un tavolo di confronto permanente con tutte le istituzioni culturali della città. Secondo i dati Inps elaborati dal Centro Studi Cgil – conclude – in provincia si contano oltre 6.400 addetti allo spettacolo, con un reddito medio di 13.829 euro e meno di 100 giornate retribuite. Per chi lavora “a chiamata”, le condizioni peggiorano drasticamente: solo 53 giornate retribuite l’anno e 3.886 euro di reddito medio».