di
Gaia Piccardi
Per Jannik è stata una decisione sofferta ma ponderata: tante le valutazioni fatte col suo staff e la consapevolezza di aver assolto i suoi doveri di uomo-squadra con i due trionfi
Ha deciso per tempo, perché l’improvvisazione non fa parte del suo modo di pensare e il programma dei tornei va stabilito con anticipo. Una settimana di vacanza, dopo le Atp Finals. E poi l’off season a Dubai come l’anno scorso, ma partendo prima. Peccato che quella settimana di vacanza coincida con la Davis a Bologna. «Non è stata una scelta semplice: l’obiettivo è ripartire forte nel 2026 in Australia. Sette giorni sembrano una banalità ma non lo sono» spiega Jannik Sinner da Vienna, reduce dai 6 milioni di buoni motivi per giocare in Arabia ma non in azzurro.
Le pre-convocazioni diramate dal c.t. Volandri («Jannik non ha dato la disponibilità») ufficializzano quel che era nell’aria: a difendere la coppa in casa, dal 19 novembre, saranno Lorenzo Musetti, Flavio Cobolli, Matteo Berrettini e i doppisti Andrea Vavassori e Simone Bolelli. Difesa della Coppa, va ricordato, resa possibile proprio dall’impegno in azzurro dell’ex n.1 (65 settimane consecutive), che negli ultimi due anni era stato il leader della compagnia dei celestini. Inutili gli appelli pubblici, la delicata moral suasion del presidente federale Binaghi («Tornerà presto a indossare la maglia con la passione di sempre»), la richiesta di passare per la terza stagione dagli interessi individuali delle Finals di Torino alle esigenze dei compagni a Bologna.
Sinner ritiene di aver assolto i suoi doveri di uomo-squadra («Ho già vinto la Davis due volte e l’off season poi non è stato perfetto: non ho avuto abbastanza tempo» ha detto ieri), e non si può negare che l’impresa nel 2023 a Malaga — battere prima la Serbia di Djokovic (i tre match point annullati al totem fanno parte dell’agiografia sinneriana e rappresentano un punto di svolta della carriera del campione) e poi l’Australia in finale — sia da ascrivere principalmente a Jannik, che si era preso sulle spalle la missione di ricucire il lungo strappo con il mitico ‘76. Anche l’anno scorso, aiutato da Berrettini, il suo ruolo era stato determinante.
È interessante notare la congiuntura astrale: il primo Slam di Sinner è arrivato in Australia nel gennaio 2024, proprio a ruota di quel trionfo collettivo. Come se, prima di dedicarsi a se stesso e alla costruzione della propria leggenda, Jannik avesse corrisposto alle aspettative del Paese, rispolverando dalla naftalina il titolo di una competizione storica stravolta dal nuovo format, ma pur sempre denominata «Coppa Davis». Prima l’Italia e poi i propri sogni, insomma, con felice tempismo.
Già l’anno scorso, dopo aver trionfato alle Finals, si disperava di vederlo a Malaga: invece il predestinato aveva risposto signorsì, sbranando Argentina, Australia e Olanda. Ma salutandolo, a fine evento, era netta la sensazione che quella sarebbe stata l’ultima volta in azzurro di Jannik Sinner. Non per sempre. Perlomeno per un po’. Ora che si riaccende la polemica, e la memoria corre a Jannik neo campione-bis dell’Australian Open che a febbraio aveva rifiutato l’invito al Quirinale per poi farsi fotografare tre giorni dopo sulle nevi delle sue montagne, sottolineiamo che la Davis non è una leva obbligatoria, soprattutto per la nuova generazione di tennisti che non l’ha conosciuta quando era in forma smagliante: rispondere alla convocazione deve accendere un fuoco (Fognini, per una volta, è l’esempio virtuoso), non placare il senso del dovere. Lo stesso Federer, poiché i paragoni con i Big Three si sprecano, alla Davis si è concesso pochissimo, conquistandola una sola volta in carriera. Sinner è già a due (volte) e si prende una pausa. Amen. Riusciremo a sopravvivere alla delusione, e al rischio di non rivincerla?
È l’occasione di dimostrare che l’Italia non è Sinner-dipendente, che Musetti è pronto a mettersi la fascia di capitano e a trascinare la squadra oltre l’Austria nei quarti, e poi chissà. Certo la presenza di Alcaraz fa suonare l’assenza dell’arcirivale ancora più rumorosa e stridente. Si può pensarla come si vuole: la vita è fatta di scelte di cui prendersi la responsabilità. Proveranno a fargli cambiare idea, da qui a Bologna. Con possibilità pari alle speranze che una stella alpina attecchisca in cima agli Asinelli o alla Garisenda.
21 ottobre 2025 ( modifica il 21 ottobre 2025 | 07:22)
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